L’analisi di Goldman Sachs sui post social di Trump rivela la sua strategia petrolifera
Un’approfondita analisi dei post sui social media di Donald Trump, condotta dal team di Goldman Sachs, ha identificato un prezzo target ideale per il petrolio WTI compreso tra 40 e 50 dollari al barile. Questa fascia di prezzo rappresenterebbe il perfetto equilibrio per gli obiettivi economici dell’ex presidente americano, ma la recente discesa dei prezzi petroliferi sta già creando tensioni con due delle sue principali ambizioni: aumentare la produzione petrolifera statunitense e ridurre il deficit commerciale.
I social media come finestra sulla strategia energetica di Trump
Per comprendere la visione strategica di Donald Trump sul mercato energetico, gli analisti di Goldman Sachs hanno adottato un approccio innovativo: analizzare la sua intensa attività sui social media. Esaminando circa 900 post dell’ex presidente sul tema petrolifero, il team ha potuto delineare con precisione la sua posizione sui prezzi del greggio. Nella loro nota, gli analisti della banca statunitense sintetizzano efficacemente l’atteggiamento di Trump: “Tende a chiedere prezzi più bassi (o a rallegrarsi quando scendono) quando il WTI supera i 50 dollari. Al contrario, il presidente Trump ha invocato prezzi più alti quando questi sono molto bassi (WTI sotto i 30 dollari), spesso con l’obiettivo di sostenere la produzione statunitense“.
Il dilemma tra prezzi bassi e produzione nazionale
Trump persegue due obiettivi apparentemente contraddittori. Da un lato, desidera prezzi energetici più contenuti, che fungono da catalizzatore per la crescita economica e contribuiscono a ridurre l’inflazione – una delle sue principali promesse elettorali. I prezzi alla pompa rappresentano un elemento simbolico in questa battaglia contro l’inflazione. L’indice CPI di aprile ha mostrato che i prezzi della benzina sono diminuiti dell’11,8% su base annua, permettendo a Trump di affermare: “Promesse fatte, promesse mantenute”, una delle sue frasi preferite. Dall’altro lato, Trump ambisce ad aumentare la produzione statunitense, con un obiettivo di tre milioni di barili aggiuntivi al giorno. Nella sua visione, i due obiettivi sono interconnessi: l’aumento della produzione interna dovrebbe portare a prezzi più bassi.
La realtà economica delle compagnie petrolifere americane
Tuttavia, come già evidenziato in precedenti analisi, i prezzi più bassi non incentivano i produttori statunitensi a intensificare le attività di trivellazione. La Federal Reserve di Dallas stima che il prezzo necessario per avviare nuove trivellazioni sia di 65 dollari al barile – ben al di sopra della fascia ideale di Trump. Il calo dei prezzi dall’inizio dell’anno è principalmente il risultato di timori di un rallentamento della domanda e di aumenti della produzione nei paesi OPEC più consistenti del previsto.
Conseguenze economiche contrastanti
Per Trump, l’attuale calo dei prezzi sta quindi minando l’obiettivo di aumentare la produzione nazionale. “Siamo a un punto di svolta per la produzione statunitense“, ha avvertito la scorsa settimana Travis Stice, CEO di Diamondback Energy. Il calo dei prezzi va anche contro un altro obiettivo fondamentale: la riduzione del deficit commerciale. Nel 2024, l’energia e i prodotti distillati rappresentano la più grande categoria di esportazione degli Stati Uniti, per un valore complessivo di 320 miliardi di dollari.
Implicazioni per il mercato energetico globale
Questa tensione tra obiettivi contrastanti nella politica energetica di Trump evidenzia le complessità del mercato petrolifero globale. Mentre prezzi più bassi possono favorire i consumatori e contenere l’inflazione, rischiano di compromettere la competitività dell’industria petrolifera nazionale americana, un settore che Trump ha ripetutamente promesso di rafforzare. Gli investitori e gli operatori del mercato energetico dovranno quindi monitorare attentamente non solo le dinamiche di domanda e offerta globali, ma anche le dichiarazioni pubbliche e i post sui social media dell’ex presidente, che potrebbero influenzare significativamente le aspettative di mercato e, di conseguenza, i prezzi del petrolio.