Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha nuovamente sollecitato la Federal Reserve a ridurre i tassi d’interesse, subito dopo la pubblicazione di un rapporto sull’occupazione migliore delle attese per il mese di aprile.

Dati occupazionali USA: risultati superiori alle aspettative

Secondo il rapporto diffuso dal Bureau of Labor Statistics (BLS), nel mese di aprile l’economia statunitense ha creato 177.000 nuovi posti di lavoro non agricoli, superando nettamente le previsioni degli analisti che stimavano circa 133.000 nuovi impieghi. Tuttavia, il dato risulta leggermente inferiore rispetto ai 185.000 posti creati nel mese precedente, cifra rivista al ribasso rispetto alle stime iniziali.

A seguito della pubblicazione del report, i futures sugli indici azionari statunitensi hanno registrato un rialzo, indicando un sentiment positivo da parte degli investitori.

Reazione immediata dei mercati finanziari

I mercati hanno accolto positivamente la notizia, interpretando i dati come un segnale di resilienza dell’economia americana nonostante le recenti incertezze globali e le tensioni geopolitiche. L’indice S&P 500 e il Nasdaq hanno mostrato segnali incoraggianti nelle contrattazioni pre-market, riflettendo l’ottimismo degli operatori finanziari.

Trump insiste sulla necessità di abbassare i tassi d’interesse

Pochi minuti dopo la diffusione dei dati occupazionali, Trump ha espresso il suo punto di vista tramite un post sulla piattaforma Truth Social:

“Proprio come avevo previsto, siamo solo in una fase di transizione e questo è solo l’inizio! I consumatori aspettano da anni una riduzione dei prezzi. Non c’è inflazione, la Fed dovrebbe abbassare immediatamente i tassi!”

Cambio di tono verso Jerome Powell

Sebbene Trump continui a esercitare pressioni sulla Fed affinché adotti una politica monetaria più accomodante, negli ultimi tempi ha moderato significativamente le sue critiche nei confronti del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell. In passato, Trump aveva apertamente messo in discussione l’operato di Powell e persino ipotizzato la possibilità di sostituirlo prima della scadenza naturale del suo mandato nel maggio 2026.

Tuttavia, recentemente Trump ha dichiarato pubblicamente di non avere intenzione di licenziare Powell e ha adottato un approccio più diplomatico:

“Voglio essere rispettoso nei confronti della Fed. Non si dovrebbe criticare apertamente la banca centrale; bisogna lasciarla lavorare autonomamente. Tuttavia, credetemi: io conosco molto meglio di lui come funzionano i tassi d’interesse.”

L’indipendenza della Fed sotto pressione politica

L’insistenza del presidente Trump nel richiedere una riduzione dei tassi d’interesse rappresenta una sfida diretta all’indipendenza storica della Federal Reserve dalla Casa Bianca. Tradizionalmente, infatti, la banca centrale americana opera in autonomia rispetto al potere esecutivo per garantire decisioni monetarie basate esclusivamente su criteri economici e non politici.

Effetti sui mercati finanziari globali

Le precedenti dichiarazioni aggressive del presidente Trump nei confronti della Fed avevano generato volatilità sui mercati finanziari internazionali. Ad esempio, lo scorso 21 aprile si era verificata una significativa correzione sui principali indici azionari e sul dollaro USA proprio a causa delle preoccupazioni legate alla possibile interferenza politica nella gestione monetaria.

Tuttavia, il recente cambio di atteggiamento del presidente sembra aver rassicurato parzialmente gli investitori internazionali, contribuendo a stabilizzare temporaneamente i mercati.

Contesto economico generale: crescita USA sotto osservazione

La richiesta di Trump arriva in un momento delicato per l’economia statunitense. Recentemente è stato annunciato che il PIL americano ha registrato una contrazione per la prima volta dal 2022. In quell’occasione Trump aveva attribuito la responsabilità al suo predecessore Joe Biden, accusandolo di aver lasciato “numeri negativi”. Il presidente ha inoltre anticipato che potrebbe nuovamente attribuire eventuali risultati negativi futuri all’amministrazione precedente.

Prospettive future per la politica monetaria USA

Nonostante le pressioni politiche provenienti dalla Casa Bianca, Jerome Powell e gli altri membri del Federal Open Market Committee (FOMC) hanno ribadito più volte che le decisioni sui tassi saranno prese esclusivamente sulla base dei dati economici disponibili e delle prospettive inflazionistiche.

Nelle prossime settimane gli analisti monitoreranno attentamente le dichiarazioni ufficiali della Fed per comprendere se vi saranno aperture verso una politica monetaria più accomodante o se invece verrà mantenuta l’attuale linea prudente volta a contenere eventuali pressioni inflazionistiche residue.