Il dollaro statunitense ha recuperato parzialmente terreno nella giornata di martedì, sostenuto dalle indiscrezioni secondo cui l’amministrazione americana potrebbe attenuare alcune delle tariffe pianificate. Tuttavia, gli investitori rimangono cauti, dubitando che si possa assistere a una reale distensione nel conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Segnali contrastanti sulla guerra commerciale USA-Cina

Washington valuta un alleggerimento delle tariffe automobilistiche

L’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump ha annunciato misure volte a mitigare l’impatto delle tariffe sul settore automobilistico. Negli ultimi giorni, sia Washington che Pechino hanno mostrato segnali di apertura: gli Stati Uniti hanno lasciato intendere la possibilità di ridurre alcune tariffe, mentre la Cina ha esentato determinati prodotti americani dai dazi del 125% precedentemente imposti.

Tuttavia, il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent ha ribadito che spetta alla Cina compiere passi concreti per ridurre le tensioni commerciali. Queste dichiarazioni rappresentano solo l’ultimo esempio di messaggi contrastanti che alimentano l’incertezza sui negoziati tra le due maggiori economie mondiali.

Andamento del dollaro e impatto sui mercati finanziari

Indice del dollaro in lieve rialzo dopo il calo precedente

L’indice del dollaro USA (US Dollar Index), che misura il valore della valuta americana rispetto a un paniere di valute estere, è salito dello 0,15% a quota 99,23 dopo aver perso lo 0,58% nella sessione precedente. Nonostante questo recupero giornaliero, il dollaro rimane indirizzato verso la sua peggiore performance mensile da novembre 2022. Le tensioni tariffarie hanno infatti alimentato timori di rallentamento economico globale e indebolito la fiducia degli investitori negli asset statunitensi.

Secondo George Saravelos, responsabile della ricerca forex globale presso Deutsche Bank: “I nostri dati mostrano persistenti deflussi da obbligazioni ed equity statunitensi nell’ultima settimana, nonostante il recente recupero dei prezzi degli asset USA.” Saravelos sottolinea inoltre che gli investitori stranieri sembrano ancora riluttanti ad acquistare asset americani, fenomeno noto come “buyers’ strike”, ovvero uno sciopero degli acquirenti dovuto al sentiment negativo.

Euro in calo giornaliero ma positivo su base mensile

L’euro ha perso lo 0,25%, attestandosi a quota 1,1393 dollari. Tuttavia, la valuta europea rimane indirizzata verso il suo miglior risultato mensile contro il dollaro degli ultimi due anni. Questo trend riflette la crescente preferenza degli investitori per asset europei come alternativa agli strumenti finanziari statunitensi.

Stephen Jen, CEO e co-chief investment officer presso Eurizon SLJ Capital, ha commentato: “Molti fattori strutturali hanno sostenuto il dollaro negli ultimi decenni e non credo che possano essere facilmente eliminati. Tuttavia, secondo i nostri calcoli, un valore equo per EUR/USD sarebbe compreso tra 1,20 e 1,25.”

Movimenti valutari principali: Yen giapponese e Franco svizzero

Dollaro in rialzo contro yen e franco svizzero

Il dollaro è salito dello 0,45% contro il franco svizzero (USD/CHF) raggiungendo quota 0,8237 e dello 0,33% contro lo yen giapponese (USD/JPY) a quota 142,46. Gli scambi sono stati limitati dalla festività nazionale in Giappone.

Carol Kong, currency strategist presso Commonwealth Bank of Australia (CBA), ha espresso scetticismo riguardo a una rapida risoluzione della disputa commerciale: “Considerando i segnali contrastanti provenienti da entrambe le parti, ritengo improbabile un accordo nel breve termine. La Cina potrebbe prepararsi a una guerra commerciale prolungata.”

Gli analisti prevedono inoltre un possibile rafforzamento dello yen nei prossimi mesi qualora le principali banche centrali globali – inclusa la Federal Reserve – decidessero ulteriori tagli ai tassi d’interesse per contrastare un rallentamento economico globale. Tale scenario ridurrebbe infatti il differenziale dei rendimenti con il Giappone.

Sterlina britannica stabile vicino ai massimi pluriennali

La sterlina britannica (GBP/USD) si è mantenuta stabile vicino ai massimi degli ultimi tre anni a quota 1,3399 dollari. Nel frattempo, il dollaro canadese (USD/CAD) ha registrato una lieve flessione dello 0,05%, attestandosi a C$1,3840 dopo che i liberali guidati dal Primo Ministro Mark Carney hanno mantenuto il potere nelle recenti elezioni canadesi senza però ottenere una maggioranza assoluta necessaria per facilitare i negoziati tariffari con gli Stati Uniti.

Dati economici USA sotto osservazione questa settimana

Gli investitori attendono con attenzione una serie di dati economici statunitensi previsti nei prossimi giorni. In particolare:

  • Rapporto sull’occupazione USA (Non-Farm Payrolls), previsto per venerdì;
  • Dati preliminari sulla crescita del primo trimestre;
  • Dati sull’inflazione core PCE, indicatore preferito dalla Federal Reserve per monitorare l’inflazione.

Tali dati saranno cruciali per comprendere se la guerra commerciale stia effettivamente influenzando negativamente l’economia americana e potrebbero determinare ulteriori movimenti sui mercati valutari e finanziari globali.

Dollaro australiano in lieve calo dopo i recenti massimi

Infine, il dollaro australiano (AUD/USD) ha perso lo 0,15%, scendendo leggermente dopo aver toccato un massimo di oltre quattro mesi a quota 0,6450 dollari americani nella sessione precedente.