Mercati USA vicini ai massimi storici nel trading post-natalizio
I principali indici azionari statunitensi hanno mantenuto le posizioni vicino ai picchi storici nella seduta di venerdì, caratterizzata da volumi ridotti tipici del periodo post-natalizio. Le aspettative di ulteriori tagli dei tassi da parte della Federal Reserve hanno contemporaneamente spinto i metalli preziosi verso nuovi massimi assoluti. Mentre le festività hanno tenuto chiuse le piazze di Australia, Hong Kong e gran parte dell’Europa, i mercati operativi hanno proseguito la corsa verso una chiusura d’anno in territorio positivo. Le borse asiatiche hanno toccato i massimi delle ultime settimane durante la loro sessione mattutina.
Performance degli indici principali
L’S&P 500 ha registrato un rialzo dello 0,07% nelle contrattazioni mattutine a New York, mentre il Dow Jones Industrial Average è salito dello 0,03%. Il Nasdaq Composite ha guadagnato anch’esso lo 0,03%, con tutti e tre gli indici proiettati verso guadagni annuali a doppia cifra. Le megacap tecnologiche hanno trainato l’S&P 500 nel corso del 2025, ma gli investitori hanno progressivamente diversificato verso settori ciclici come finanziari e materiali, ampliando la base del rally e posizionando i principali indici USA verso il terzo anno consecutivo di guadagni.
Fattori di supporto per i mercati azionari
I dati macroeconomici continuano a segnalare la resilienza dell’economia americana. A questo si aggiunge la possibilità che un nuovo presidente della Fed, in sostituzione di Jerome Powell, possa adottare una politica monetaria più accomodante nel prossimo anno. Le pressioni sui titoli legati all’intelligenza artificiale, derivanti dalle preoccupazioni per le valutazioni elevate e gli ingenti investimenti in conto capitale, si sono inoltre attenuate nelle ultime settimane.
Metalli preziosi ai massimi storici
Le tensioni geopolitiche hanno rafforzato l’appeal dei metalli preziosi come beni rifugio, in particolare dopo gli attacchi aerei statunitensi contro militanti dello Stato Islamico nel nord-ovest della Nigeria.
Argento e oro in forte rally
L’argento ha toccato un massimo storico di 75,62 dollari l’oncia, con un impressionante rialzo del 161% da inizio anno, sostenuto dai deficit di offerta e dalla designazione come minerale critico negli Stati Uniti. L’oro ha beneficiato dell’indebolimento del dollaro, che ha reso il metallo più attraente per gli investitori internazionali, salendo dell’1,45% a 4.544 dollari l’oncia. Soojin Kim, analista commodities di MUFG, ha sottolineato che il rally potrebbe proseguire, supportato dalle previsioni rialziste delle principali banche per il 2026, dalla robusta domanda fisica e dalle persistenti incertezze geopolitiche e monetarie.
Dollaro sotto pressione a fine anno
Gli investitori si preparano al 2026 concentrandosi sulle tempistiche e l’entità dei prossimi tagli dei tassi Fed. I mercati prezzano almeno due riduzioni nel corso dell’anno, sebbene non si aspettino mosse prima di giugno. La stessa banca centrale ha proiettato un solo taglio aggiuntivo, ma le divisioni tra i membri del comitato decisionale mantengono gli investitori in allerta riguardo alle prospettive di politica monetaria americana.
Attesa per la nomina del nuovo presidente Fed
I mercati attendono inoltre che il presidente Donald Trump nomini il successore di Powell, il cui mandato scade a maggio. Qualsiasi segnale sulle intenzioni di Trump potrebbe influenzare significativamente i mercati nelle prossime settimane. Il Dollar Index, che misura il biglietto verde contro sei valute principali, è sceso dello 0,02% a 97,93, mentre euro, sterlina e franco svizzero hanno toccato i massimi.
Yen giapponese sotto osservazione
Lo yen si è indebolito contro il dollaro nonostante il rialzo dei tassi della Bank of Japan della scorsa settimana. Gli analisti evidenziano come i volumi ridotti del trading di fine anno possano offrire alle autorità giapponesi un’opportunità per intervenire a sostegno della valuta. I dati sull’inflazione core di Tokyo hanno mostrato un rallentamento a dicembre, pur rimanendo sopra il target del 2% della banca centrale, rafforzando le aspettative di ulteriori rialzi dei tassi nipponici.