Il modello mercantilista cinese e la sottovalutazione dello Yuan

La Cina ha costruito la propria crescita economica su un modello mercantilista che poggia su due pilastri fondamentali. Il primo è rappresentato dalla politica industriale, con l’attuale focus strategico sulla leadership globale nei veicoli elettrici e nell’elettrificazione dell’economia. Il secondo pilare è la manipolazione cronica del tasso di cambio, che mantiene il Renminbi (RMB) artificialmente sottovalutato per garantire ai produttori cinesi un vantaggio competitivo sleale sui mercati internazionali. I dati commerciali pubblicati dalla Cina per novembre 2025 confermano una tendenza preoccupante: il surplus commerciale ha raggiunto livelli senza precedenti. L’analisi del periodo gennaio-novembre dal 2000 al 2025 mostra chiaramente come l’eccedenza commerciale cinese sia oggi più ampia che mai, alimentata in particolare dall’esplosione delle esportazioni di veicoli elettrici.

Perché lo Yuan non si apprezza nonostante il surplus record

In condizioni di mercato normali, quando un paese registra un surplus commerciale così elevato, la sua valuta dovrebbe apprezzarsi naturalmente. Questo meccanismo di riequilibrio automatico renderebbe le esportazioni meno competitive e ridurrebbe gradualmente l’eccedenza commerciale. Tuttavia, questo non sta accadendo con lo Yuan cinese, il che rappresenta la prova più evidente di un’interferenza sistematica sul mercato valutario.

L’evoluzione delle tecniche di intervento valutario

Documentare la sottovalutazione dello Yuan è diventato progressivamente più complesso. In passato, la Banca Centrale cinese interveniva direttamente sui mercati forex, acquistando i dollari generati dalle esportazioni e vendendo Yuan. Questa strategia faceva crescere le riserve ufficiali in valuta estera e costituiva un segnale affidabile della sottovalutazione del Renminbi. Oggi la situazione è radicalmente cambiata. Nonostante il surplus commerciale sia ai massimi storici, le riserve della Banca Centrale non mostrano più gli stessi incrementi. Il motivo è semplice ma insidioso: la Cina ha spostato le operazioni di intervento valutario dalle mani della Banca Centrale a quelle delle banche statali. L’intervento massiccio continua, ma non appare più nel bilancio della Banca Centrale, rendendo molto più difficile tracciare e quantificare la manipolazione.

Quantificare la sottovalutazione del Renminbi

Secondo un’analisi condotta a marzo 2025, la sottovalutazione del Renminbi si attesta intorno al 20%. Questo calcolo si basa sulla stima dell’apprezzamento necessario del tasso di cambio effettivo reale della Cina per riportare il surplus delle partite correnti a livelli considerati “normali” dagli standard internazionali.

Il confronto con le altre economie emergenti

Non servono modelli complessi per comprendere la gravità della situazione. Un’analisi del tasso di cambio effettivo reale dello Yuan rispetto alla mediana dei tassi di cambio reali dei paesi del G10 e dei mercati emergenti rivela un quadro allarmante. Nonostante il surplus commerciale cinese stia raggiungendo livelli record, il tasso di cambio reale dello Yuan è diminuito negli ultimi anni, posizionandosi ora al di sotto della mediana dei mercati emergenti. Questa dinamica è completamente controintuitiva e rappresenta una chiara evidenza di una massiccia sottovalutazione artificiale della valuta cinese.

Il silenzio delle istituzioni internazionali

Sorge spontanea una domanda: come è possibile che questa sottovalutazione persista da così tanto tempo senza conseguenze? Le ragioni sono molteplici e rivelano le debolezze dell’attuale sistema di governance economica globale.

Il ruolo del Fondo Monetario Internazionale

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Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) dovrebbe essere l’istituzione preposta a identificare e segnalare gli squilibri valutari tra i paesi membri. Tuttavia, la Cina esercita un’influenza considerevole all’interno delle istituzioni multilaterali, e questo peso politico ha di fatto silenziato il FMI su questa questione cruciale.

La crisi del multilateralismo

Un secondo fattore è rappresentato dal declino del multilateralismo a livello globale. Nel contesto attuale del 2025, ogni paese tende a perseguire esclusivamente i propri interessi nazionali, indipendentemente dalle conseguenze per gli altri attori internazionali. La Cina, purtroppo, non è l’unica nazione ad adottare questo approccio, ma la scala e la sistematicità della sua manipolazione valutaria la rendono un caso particolarmente problematico per l’equilibrio del commercio mondiale.

Implicazioni per i mercati globali

La persistente sottovalutazione del Renminbi ha conseguenze significative per l’economia globale. Distorce i flussi commerciali internazionali, penalizza i produttori di altri paesi e contribuisce agli squilibri macroeconomici globali. Per gli investitori e gli operatori forex, comprendere queste dinamiche è essenziale per valutare correttamente i rischi associati alle esposizioni in valuta asiatica e per anticipare possibili tensioni commerciali future. La combinazione tra politica industriale aggressiva e manipolazione valutaria rappresenta una sfida strutturale per il sistema commerciale internazionale, con ripercussioni che si estendono ben oltre i mercati valutari, influenzando settori strategici come l’automotive elettrico, le tecnologie verdi e l’intera catena di fornitura globale.