Mercati azionari USA in ripresa dopo i dati sull’inflazione

I mercati azionari statunitensi hanno reagito con rinnovato ottimismo dopo la pubblicazione dei dati CPI di maggio, che hanno mostrato un’inflazione inferiore alle previsioni. Questo risultato inaspettato ha spinto i futures al rialzo, allentando le tensioni che avevano caratterizzato i mercati all’inizio della settimana. Il sentiment degli investitori, precedentemente condizionato dall’incertezza sulle relazioni commerciali USA-Cina e dall’attesa dei dati sull’inflazione, ha registrato un netto miglioramento. I nuovi dati hanno ridimensionato i timori inflazionistici, permettendo ai mercati di guardare oltre le ambiguità geopolitiche e concentrarsi sulla possibilità di una politica monetaria meno aggressiva nei prossimi mesi.

Dati CPI di maggio: inflazione contenuta nonostante i dazi

L’indice dei prezzi al consumo di maggio ha rivelato dati particolarmente significativi per gli investitori. I prezzi al consumo sono aumentati solo dello 0,1% su base mensile, al di sotto dello 0,2% stimato, mentre il CPI core (esclusi alimentari ed energia) è cresciuto dello 0,1% contro lo 0,3% previsto. Su base annuale, l’inflazione headline ha rispettato le aspettative al 2,4%, ma l’inflazione core ha sorpreso positivamente attestandosi al 2,8% invece del 2,9% previsto. Questi numeri suggeriscono che le pressioni inflazionistiche rimangono sotto controllo, nonostante il ritorno delle misure protezionistiche sotto l’amministrazione Trump, tradizionalmente associate a pressioni al rialzo sui prezzi.

L’impatto dei dazi commerciali resta limitato

Gli investitori stavano monitorando attentamente qualsiasi segnale che i dazi e i loro effetti a catena sulle catene di approvvigionamento stessero influenzando l’inflazione core. Tuttavia, i dati mostrano che, almeno per ora, l’inflazione negli Stati Uniti continua a rimanere al di sotto delle aspettative nonostante le politiche commerciali protezionistiche.

Accordo USA-Cina: progressi limitati sul fronte commerciale

Martedì, Stati Uniti e Cina hanno annunciato un accordo quadro volto a rilanciare la tregua commerciale, con particolare attenzione alla revoca delle restrizioni cinesi sulle terre rare. L’intesa, discussa a Londra e basata su un consenso raggiunto a Ginevra in maggio, resta soggetta all’approvazione dei presidenti Trump e Xi. Il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha presentato l’accordo come un passo avanti per la stabilità del commercio globale. L’intesa dovrebbe consentire anche la revoca parziale di alcune restrizioni statunitensi sulle esportazioni high-tech. Tuttavia, l’assenza di dettagli specifici ha lasciato i trader poco impressionati, con la notizia già ampiamente scontata nelle valutazioni di mercato.

Reazione tiepida dei mercati all’accordo

All’annuncio dell’accordo, i futures di Wall Street indicavano un’apertura in calo dello 0,3% per l’S&P 500. In termini finanziari, una reazione che potremmo definire di sostanziale indifferenza. Gran parte dei progressi erano già stati incorporati nei prezzi, considerando che il mercato azionario USA ha recuperato il 25% dal minimo del 7 aprile. Il compromesso di Londra, che rappresenta più una moratoria temporanea, lascia due mesi per trovare una soluzione più completa entro il 10 agosto. Mantiene una situazione doganale meno favorevole rispetto all’inizio dell’anno, ma neutralizza temporaneamente questa fonte di volatilità.

Performance dei mercati globali: Europa in pausa, Asia positiva

I mercati azionari hanno continuato la loro ascesa ieri, con alcune eccezioni degne di nota. Il DAX tedesco sta attraversando una fase di consolidamento dopo un rialzo del 25% dall’inizio dell’anno. L’indice europeo ha registrato la terza sessione consecutiva in rosso, appesantito dalle prese di profitto nel settore della difesa. Negli Stati Uniti, il trend rimane positivo. L’S&P 500 si trova ora a solo l’1,8% dal picco raggiunto all’inizio dell’anno. Tra i quattro principali indici di Wall Street, solo il Russell 2000 rimane in territorio negativo nel 2025, con un calo di circa il 3,3%.

Il paradosso del Russell 2000

L’indice che avrebbe dovuto beneficiare maggiormente dell’elezione di Donald Trump sta deludendo le aspettative. Michael Hartnett, chief strategist di Bank of America, ha ironicamente commentato: “Dazi, tagli fiscali, reshoring, deregolamentazione… ma niente per le piccole imprese”. Nel suo ultimo commento, Hartnett ha pubblicato un grafico che mostra come l’indice dei “bro billionaires” abbia guadagnato il 45% dalla vittoria elettorale di Trump nel novembre 2024, mentre il Russell 2000 ha perso il 7%. Questo indice virtuale include Nvidia, Meta Platforms, Palantir, Tesla, Interactive Brokers, ARK Innovation, Coinbase, Apollo Global Management e bitcoin.

Mercati asiatici: reazione positiva ma contenuta

Nella regione Asia-Pacifico, la reazione al compromesso sino-americano è stata moderatamente positiva dopo un’iniziale neutralità. Il Giappone ha guadagnato lo 0,5%, mentre Hong Kong, Corea del Sud e Taiwan hanno registrato rialzi intorno all’1%. I guadagni sono stati più limitati in Australia e India, con incrementi dello 0,1%. Gli indicatori anticipatori in Europa mostrano un’apertura piatta, suggerendo che i mercati stanno adottando un approccio cauto mentre valutano le implicazioni a lungo termine sia dei dati sull’inflazione che dell’accordo commerciale USA-Cina.