La Federal Reserve verso il terzo taglio consecutivo dei tassi

La Federal Reserve si prepara a implementare il terzo taglio consecutivo dei tassi di interesse nella riunione di dicembre 2025, ma con un messaggio chiaro: la fase di allentamento monetario potrebbe essere giunta al termine. Dopo settimane di incertezza sui mercati riguardo alla direzione della politica monetaria, gli operatori hanno ormai scontato una riduzione di 25 punti base, che porterebbe il tasso di riferimento della Fed in un range compreso tra 3,5% e 3,75%. Tuttavia, la situazione è tutt’altro che semplice. Il Federal Open Market Committee (FOMC) appare diviso tra due fazioni: da un lato, i membri che sostengono ulteriori tagli per prevenire un deterioramento del mercato del lavoro; dall’altro, coloro che ritengono che l’allentamento sia andato già troppo oltre, rischiando di alimentare nuovamente l’inflazione.

Il concetto di “taglio restrittivo” domina la riunione

Il termine “hawkish cut” (taglio restrittivo) è diventato l’espressione chiave per descrivere questa riunione. Nel linguaggio dei mercati finanziari, indica una Fed che riduce i tassi ma comunica chiaramente che non ci si deve aspettare ulteriori riduzioni a breve termine. “L’esito più probabile è un taglio di tipo restrittivo, dove la Fed riduce i tassi ma il comunicato e la conferenza stampa suggeriscono che potrebbero aver terminato i tagli per il momento”, ha dichiarato Bill English, ex direttore degli affari monetari della Fed e attualmente professore a Yale. English prevede che il messaggio sarà chiaro: la Fed ha completato l’aggiustamento necessario e si sente a proprio agio con l’attuale livello dei tassi, non vedendo la necessità di ulteriori interventi nel breve termine, a meno che le condizioni economiche non cambino significativamente.

Cosa osservare oltre alla decisione sui tassi

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Gli investitori dovranno prestare attenzione a diversi elementi chiave durante questa riunione:

Il dot plot e le proiezioni economiche

Il “dot plot”, il grafico che mostra le aspettative individuali dei 19 membri del FOMC sui tassi futuri, fornirà indicazioni cruciali sulla traiettoria della politica monetaria. Gli analisti di Goldman Sachs si aspettano che il comunicato post-riunione venga modificato per riflettere che “la soglia per ulteriori tagli sarà più elevata”. Oltre alle aspettative sui tassi, verranno aggiornate le proiezioni su PIL, disoccupazione e inflazione, elementi fondamentali per comprendere la visione della Fed sull’economia americana.

La gestione del bilancio della Fed

Un altro aspetto da monitorare riguarda la possibile modifica della strategia di gestione del bilancio. Il comitato potrebbe segnalare un cambiamento rispetto al processo di “quantitative tightening” (riduzione del bilancio), con alcuni operatori che si aspettano l’annuncio di una ripresa degli acquisti di obbligazioni, sebbene non a un ritmo tale da configurare un vero e proprio “quantitative easing”.

Le divisioni interne al FOMC

La riunione di ottobre ha visto due voti contrari al comunicato finale, provenienti da entrambi i lati del dibattito sui tassi. Gli analisti si aspettano che questo scenario si ripeta, accompagnato da molteplici “dissensi soft” che emergeranno dal dot plot, riflettendo visioni divergenti sulla traiettoria ottimale della politica monetaria. “È una riunione difficile, e quindi ci saranno presumibilmente alcuni dissensi”, ha affermato English. “È spesso complicato trovare un accordo nel comitato. Ci sono persone con visioni molto diverse su come funziona l’economia e la politica monetaria. Ma questo momento per l’economia è particolarmente delicato.”

Mercato del lavoro: segnali contrastanti

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Nonostante la scarsità di dati ufficiali governativi dovuta alla recente chiusura amministrativa, il mercato del lavoro mostra segnali di rallentamento. Un rapporto del Bureau of Labor Statistics ha evidenziato che le offerte di lavoro sono rimaste sostanzialmente stabili a ottobre, mentre le assunzioni sono diminuite di 218.000 unità e i licenziamenti sono aumentati di 73.000. Questi dati alimentano le preoccupazioni di quei membri del FOMC che sostengono la necessità di ulteriori tagli per sostenere l’occupazione.

L’inflazione resta sopra l’obiettivo della Fed

Sul fronte inflazionistico, l’ultima lettura dell’indicatore preferito dalla Fed ha mostrato un tasso annuale del 2,8% a settembre, leggermente inferiore alle previsioni di Wall Street ma ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della banca centrale. Nonostante le dichiarazioni del Presidente Donald Trump secondo cui l’inflazione sarebbe scomparsa, i dati mostrano una realtà diversa: nel migliore dei casi si è stabilizzata, nel peggiore rimane persistentemente sopra il target della Fed, in parte a causa dei dazi implementati durante la sua amministrazione.

Le preoccupazioni dei funzionari Fed

Sebbene la maggior parte dei funzionari Fed abbia dichiarato di aspettarsi che i dazi forniscano solo un impulso temporaneo ai prezzi, il divario tra il livello attuale e l’obiettivo della banca centrale è sufficiente a preoccupare alcuni economisti e policymaker. “L’inflazione non è tornata al 2%, quindi dovranno mantenere una politica in qualche modo restrittiva se vogliono esercitare una pressione al ribasso sull’inflazione”, ha dichiarato Loretta Mester, ex presidente della Fed di Cleveland. “Al momento, l’inflazione è ben al di sopra dell’obiettivo, e non è solo dovuta ai dazi.”

Il discorso di Williams come segnale chiave

Come molti operatori di mercato, Mester ha visto nel discorso del 21 novembre del presidente della Fed di New York, John Williams, il segnale decisivo che un’altra riduzione era in arrivo. Prima di quel momento, i mercati scommettevano contro un taglio, soprattutto dopo che Powell aveva dichiarato esplicitamente nella conferenza stampa di ottobre che una mossa a dicembre non era affatto “scontata”. “Penso che procederanno con quest’ultimo taglio”, ha affermato Mester. “Spero però che segnalino di ritenere che l’economia sia arrivata a un punto in cui la politica monetaria è in una buona posizione e che rallenteranno i tagli, perché sono più preoccupata per il rischio inflazionistico e la sua persistenza.”

Le prospettive per il 2025

La decisione di dicembre rappresenta un momento cruciale per la politica monetaria americana. La Fed si trova a bilanciare due rischi opposti: da un lato, tagliare troppo poco potrebbe danneggiare un mercato del lavoro già in rallentamento; dall’altro, tagliare troppo potrebbe riaccendere le pressioni inflazionistiche. Il messaggio che emergerà dal comunicato, dal dot plot e dalla conferenza stampa di Jerome Powell fornirà indicazioni fondamentali su come la banca centrale intende navigare queste acque turbolente nei prossimi mesi. Gli investitori dovranno prestare particolare attenzione non solo alla decisione sui tassi, ma soprattutto al linguaggio utilizzato e alle proiezioni aggiornate, che potrebbero avere un impatto significativo sui mercati finanziari globali. Con pressioni continue sui mercati dei finanziamenti overnight e segnali contrastanti dall’economia reale, la Fed si trova di fronte a scelte complesse che plasmeranno il panorama economico e finanziario del 2025.