Il dollaro USA chiude il 2025 con la peggiore performance degli ultimi otto anni

Il dollaro statunitense ha registrato nel 2025 il suo calo annuale più significativo dal 2017, perdendo il 9,4% rispetto alle principali valute mondiali. I tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve, le preoccupazioni fiscali e la politica commerciale imprevedibile dell’amministrazione Trump hanno dominato i mercati valutari durante tutto l’anno. Nell’ultima seduta dell’anno, il dollar index si attestava a quota 98,35, recuperando leggermente rispetto alla sessione precedente ma confermando un trend ribassista che ha caratterizzato l’intero 2025.

Euro e sterlina protagonisti del rally valutario

Performance eccezionali per le valute europee

L’euro ha chiuso l’anno con un impressionante rialzo del 13,4% contro il biglietto verde, scambiando a 1,1736 dollari. La sterlina britannica ha guadagnato il 7,5%, attestandosi a 1,3434 dollari. Per entrambe le valute si tratta dei migliori risultati annuali degli ultimi otto anni. Anche altre divise europee hanno beneficiato della debolezza del dollaro:

  • Franco svizzero: +14%
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  • Corona svedese: +20%

Le prospettive per il 2026

Secondo Prashant Newnaha, senior strategist di TD Securities per l’area Asia-Pacifico, la tesi ribassista sul dollaro rimane ampiamente condivisa anche per il 2026. Le posizioni short sul dollaro contro euro e dollaro australiano dovrebbero continuare a performare positivamente.

La Fed al centro delle turbolenze

Le preoccupazioni sull’indipendenza della Federal Reserve sotto l’amministrazione Trump hanno alimentato il sentiment negativo sul dollaro. Il presidente ha annunciato che comunicherà la sua scelta per il prossimo governatore della Fed a gennaio, in sostituzione di Jerome Powell, il cui mandato scade a maggio e che ha subito critiche costanti dalla Casa Bianca. I verbali della riunione di dicembre della Fed hanno rivelato profonde divisioni tra i policymaker riguardo ai tagli dei tassi. Gli economisti di Barclays hanno evidenziato come alcuni membri del comitato abbiano suggerito di mantenere i tassi invariati per un periodo prolungato. I mercati attualmente scontano due tagli dei tassi per il 2026, mentre la banca centrale stessa ne ha proiettato soltanto uno.

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Lo yen giapponese: l’eccezione che conferma la regola

Lo yen giapponese rappresenta una delle poche valute che non ha saputo capitalizzare la debolezza del dollaro nel 2025, rimanendo sostanzialmente invariato nonostante la Bank of Japan abbia alzato i tassi due volte durante l’anno. La valuta nipponica scambiava a 156,61 per dollaro, vicino a livelli che in passato hanno innescato interventi e avvertimenti verbali da parte delle autorità di Tokyo. Gli investitori sono rimasti delusi dal ritmo lento e cauto della normalizzazione monetaria giapponese. Gli strategist di MUFG prevedono che nel 2026 potrebbero materializzarsi le condizioni per un rafforzamento dello yen: quanto più scenderanno i rendimenti statunitensi, tanto maggiore sarà la probabilità che la valuta giapponese recuperi il suo status di bene rifugio.

Valute emergenti e commodity currencies in forte rialzo

Lo yuan cinese ha superato la soglia psicologica di 7 per dollaro per la prima volta in due anni e mezzo, guadagnando il 4,4% nel 2025, il miglior risultato dal 2020. Il dollaro australiano ha registrato un balzo superiore all’8%, la migliore performance annuale dal 2020, mentre il dollaro neozelandese ha guadagnato il 3,4%, interrompendo una serie negativa di quattro anni consecutivi.

Bitcoin in controtendenza: primo calo annuale dal 2022

Nel comparto delle criptovalute, Bitcoin si avvia a chiudere il 2025 con un ribasso del 5,5%, il primo calo annuale dal 2022. La principale criptovaluta scambiava a 88.583 dollari, in calo del 30% rispetto al massimo storico di 126.223 dollari toccato in ottobre.