Mercati azionari europei in territorio record

Le borse europee hanno raggiunto nuovi massimi storici nella giornata di martedì, chiudendo un anno caratterizzato da performance eccezionali. L’indice STOXX 600 ha toccato un nuovo picco, consolidando i guadagni accumulati nel corso del 2025, mentre i mercati asiatici hanno registrato una sessione più contenuta. Gli investitori si preparano a chiudere l’anno con rendimenti significativi, nonostante un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche e incertezze sulle politiche monetarie delle principali banche centrali.

Wall Street verso la chiusura d’anno vicino ai record

I futures statunitensi si sono mostrati stabili con una leggera tendenza al ribasso, dopo che Wall Street ha chiuso in calo a causa del ritracciamento dei titoli tecnologici dai massimi della settimana precedente. Tuttavia, i mercati americani rimangono posizionati per concludere il 2025 vicino ai livelli record, avendo registrato guadagni a doppia cifra in un anno turbolento dominato da guerre tariffarie e tensioni geopolitiche. Guy Miller, chief market strategist di Zurich Insurance Group, ha evidenziato come le condizioni finanziarie accomodanti e gli stimoli fiscali attesi nella prima metà del 2026 da economie chiave come Giappone, Cina, Germania e Stati Uniti rappresentino fattori di supporto per i mercati azionari.

Metalli preziosi: argento e oro in ripresa dopo la correzione

L’argento ha mostrato una notevole volatilità, registrando prima un nuovo record intorno agli 84 dollari l’oncia, per poi crollare dell’8,7% nella più significativa discesa giornaliera dall’agosto 2020. Il metallo bianco ha successivamente recuperato il 2,5%, attestandosi a 74,1 dollari l’oncia, mantenendo comunque un impressionante guadagno annuale del 156%.

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Analisi tecnica del movimento sui metalli

Secondo Tony Sycamore, analista di IG a Sydney, il gap iniziale al rialzo dell’argento è stato probabilmente causato da una combinazione di stop loss, price action e acquisti dettati dal panico, oltre all’aumento dei requisiti di margine da parte del Chicago Mercantile Exchange. Il movimento si è però esaurito rapidamente in assenza di acquirenti reali a quei livelli elevati. L’oro ha guadagnato lo 0,7% portandosi a 4.361 dollari l’oncia, dopo essere sceso del 4,4% nella sessione precedente. Gli analisti ritengono che il trend rialzista sui metalli preziosi non sia concluso, considerando i deficit di offerta persistenti, l’accumulo di riserve da parte delle nazioni e le restrizioni alle esportazioni.

Tensioni geopolitiche e mercato petrolifero

I prezzi del petrolio hanno mantenuto i guadagni della sessione precedente, sostenuti da un’escalation delle tensioni geopolitiche su più fronti. La Russia ha accusato l’Ucraina di aver attaccato la residenza del presidente Vladimir Putin, rappresentando un ostacolo agli sforzi diplomatici statunitensi per raggiungere un accordo di pace.

Escalation in Medio Oriente e Asia

L’Arabia Saudita ha condotto un attacco aereo sullo Yemen, intensificando le tensioni con gli Emirati Arabi Uniti, entrambi membri chiave dell’OPEC. Il presidente Donald Trump ha dichiarato di poter sostenere un altro importante attacco contro l’Iran, mentre la Cina ha avviato 10 ore di esercitazioni militari con fuoco vivo intorno a Taiwan. Il Brent si è stabilizzato a 61,92 dollari al barile, dopo un rialzo del 2,1% nella sessione precedente, mentre il WTI americano ha ceduto lo 0,1% a 58,01 dollari.

Dollaro in difficoltà: peggior anno dal 2017

Sul mercato valutario, il dollaro statunitense si è mantenuto stabile in attesa dei verbali della riunione di dicembre della Federal Reserve, che dovrebbero rivelare una banca centrale divisa e incerta sulla direzione della politica monetaria per il prossimo anno. Il Dollar Index è in procinto di chiudere l’anno con un calo di quasi il 10%, la peggiore performance degli ultimi otto anni. I tagli dei tassi negli Stati Uniti e le prospettive di ulteriori riduzioni nel 2026 hanno pesato sulla valuta americana.

Euro e yen: performance contrastanti

L’euro si è attestato a 1,1775 dollari, registrando un impressionante guadagno annuale del 13,7%. Lo yen ha oscillato intorno a 155,85 per dollaro, mantenendosi distante dalla zona 158-160 che potrebbe innescare interventi da parte delle autorità giapponesi. Sul fronte obbligazionario, i rendimenti dei Treasury a due anni sono scesi di un punto base al 3,4586%, in calo per la quarta sessione consecutiva e con una diminuzione annuale di quasi 80 punti base. Il rendimento decennale è destinato a chiudere l’anno con un ribasso di 46 punti base.