Sui prezzi gravano da sempre fattori esterni. Ciò accade a prescindere dall’asset class e delle contingenze economiche, sebbene si segnali una grande variabilità in termini di frequenza e di gravità di queste invasioni di campo.

Conoscere cosa, dall’esterno, può incidere sul prezzo è fondamentale per potersi difendere dalle oscillazioni non programmate o, eventualmente, cavalcarle per generare profitto aggiuntivo.

Dunque, ecco una panoramica delle tre tipologie di fattori esterni che incidono sui prezzi e qualche consiglio per gli investitori.

Le 3 tipologie di fattori esterni che sconvolgono il mercato

Gli investitori di ogni ordine e grado, e in particolare coloro che adottano un approccio speculativo, spendono molte risorse nell’analisi tecnica. Estraggono dal grafico le evidenze necessarie per comprendere come si muoverà il prezzo nel breve e nel medio periodo. L’analisi tecnica è una pratica se non scientifica, comunque di carattere statistico. Dunque “sulla carta” funziona. Le virgolette sono d’obbligo in quanto, anche qualora si producesse un’analisi tecnica semplicemente perfetta, le stime potrebbero non avverarsi.

A impedire la perfetta corrispondenza tra stime e realtà dei fatti vi sono, spesso, proprio i fattori esterni. Sono i cosiddetti market mover che, in maniera più o meno regolare o codificata, impattano sul mercato pur provenendo da sfere diverse, non necessariamente attigue (es. la politica).

Le principali tipologie di fattori esterni / market mover sono tre.

Rilascio di dati economici. Sono eventi ben codificati, che si verificano con regolarità e periodicità. In buona sostanza, sono appuntamenti programmati durante le quali le istituzioni politiche, monetarie ed economiche pubblicano i dati sull’economia reale e sulle condizioni monetarie di un determinato contesto. Gli appuntamenti vengono segnalati dal calendario economico, che riporta previsioni e dati precedenti, grado di importanza, ora e giorno del rilascio. 

Notizie sensibili su un asset. Sono notizie, e quindi per definizioni, improvvise e inattese (sebbene possano essere subodorate con diversi livelli di precisione). Per esempio, fanno parte della categoria le news che riguardano una società quotata in borsa circa un cambio di management, piuttosto che una fusione o un acquisto, magari persino uno scandalo. 

Eventi inattesi di grande importanza. Sono eventi che riguardano magari alla lontana la sfera economica e finanziaria ma impattano su di essa in maniera preponderante. Non di rado, sono eventi di carattere sociale e politico. Per esempio, l’elezione di un politico antagonista e dato per sfavorito, piuttosto che l’esplosione di un disordine di tipo geopolitico (una guerra, una ribellione etc.).

A giudicare da queste descrizioni, potrebbe sembrare che solo gli eventi inattesi e le notizie sensibili siano in grado di cogliere di sorpresa l’investitore, e che dunque il rilascio di dati economici non rappresenti un grave problema.

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Si tratta in realtà di un errore di prospettiva: anche il rilascio di dati economici può incidere sui prezzi in maniera anomala e non prevedibile, mandando in fumo piani e stime degli investitori.

Infatti, se data e ora dell’evento sono scontati, ciò non si può dire (non sempre almeno) dell’esito. In buona parte dei casi l’esito si posiziona in un ventaglio di possibilità previste. Tuttavia, non di rado l’esito è assolutamente inatteso, il dato è superiore alle aspettative o deludente. In questo caso, il rilascio dei dati economici si comporta esattamente come le altre tipologie di fattori esterni: nel bene e nel male, produce oscillazioni che vanno ben oltre le stime prodotte mediante l’analisi tecnica.

Se i fattori in questione sembrano giovare all’asset, ecco che i prezzi aumentano in maniera vertiginosa. Pensiamo per esempio alla pubblicazione, a novembre 2020, del comunicato stampa che annunciava l’efficacia dei vaccini anticovid di Pfizer: una notizia inaspettata (in quei termini allora), che ha letteralmente scombussolato il mercato farmaceutico e in particolare il titolo della stessa Pfizer.

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I fattori possono però disegnare uno scenario negativo, che causa un’ondata di vendite e una spirale di panic selling. I prezzi scendono altrettanto vertiginosamente, e molti investitori credono di dover intervenire per sbarazzarsi del titolo prima che sia troppo tardi.

E’ ciò che accade tipicamente quando emergono voci circa un inasprimento della normativa relativa a un dato segmento produttivo. In questo caso, i titoli delle società del comparto tendono a svalutarsi più velocemente. Più circoscritto l’effetto quando emergono notizie “pessime” su una specifica società: nella fattispecie è il suo titolo azionario a crollare.

La questione non riguarda solo l’azionario, benché sia tra i mercati più sensibili e reattivi ai fattori esterni. Le dinamiche sono trasversali, e riguardano anche mercati in genere “equilibrati” come il Forex delle major. In questo caso, però, a incidere sono soprattutto i dati economici dall’esito inatteso. Il caso più tipico vede la pubblicazione di dati sull’inflazione sfavorevoli oltre ogni pessimistica previsione. A fare male è sia una inflazione più bassa del previsto, sia un’inflazione più alta del previsto.

I due approcci alla gestione dei fattori esterni

Come reagire all’impatto dei fattori esterni? Esistono svariati approcci, ma possiamo semplificare la questione e trattarne due soltanto: uno prudente e uno aggressivo.

L’approccio più prudente consiste nell’evitare l’impatto dei fattori esterni, quando possibile, o nel compiere il minor numero di scelte possibile. E’ possibile evitare l’impatto quando esso proviene da un evento il cui esito non è scontato, ma di cui si conosce il giorno e l’ora in cui si verificherà, E’ il caso del rilascio di dati economici. Molti infatti consigliano di non fare trading nelle immediate vicinanze di questi eventi. 

Discorso diverso quando si è chiamati a gestire gli effetti di eventi inattesi e della pubblicazione di notizie sensibili. Non si può sapere quando si verificheranno, dunque è possibile che ci si trovi a fronteggiarle a freddo. Il consiglio è di ridurre l’attività al minimo, nell’attesa che la bufera passi. D’altronde, a movimenti estremi seguono spesso delle fasi di stabilizzazione, e anche gli eventi più impattanti  tendono ad essere riassorbiti.

L’approccio più aggressivo consiste nel cavalcare le oscillazioni prodotte dai fattori esterni. E’ un’attività tipica degli scalper, che guadagnano dalle oscillazioni repentine e circoscritte nel tempo. E’ necessaria una spiccata conoscenza dell’asset, del mercato e dei principi psicologici che regolano il comportamento degli investitori. Ovviamente, è necessario anche tanto sangue freddo. In generale, un approccio sconsigliato, a meno che non vi troviate dall’altro lato della barricata, nel novero dei trader veramente esperti.