L’evasione fiscale in Italia continua a essere una delle piaghe più profonde del sistema economico nazionale. A guidare la classifica dei settori più opachi ci sono i bar, i ristoranti e i locali notturni. Nonostante registrino incassi spesso molto elevati, una parte consistente di queste attività dichiara al Fisco redditi da fame, inferiori ai 16.000 euro annui. Numeri che, se fossero veri, renderebbero impossibile mantenere un’attività aperta, pagare dipendenti, fornitori e affitti. In realtà, si tratta spesso di sotto dichiarazioni sistematiche, che creano un danno enorme all’erario e mettono in difficoltà chi, invece, opera nella legalità.
Discoteche, Gelaterie E Scuole Di Danza: Evasione Fiscale Record E Ricavi “Fantasma” In Italia
I comparti in cui il nero sembra farla da padrone sono le discoteche e le scuole di ballo. Secondo i dati elaborati dal Ministero delle Finanze, oltre il 77% di queste attività risulta “fiscalmente sospetto”, con scostamenti tra incassi e redditi dichiarati che arrivano a oltre 80.000 euro. Stessa musica per gelaterie e bar: più della metà non rispetta i parametri di affidabilità. La conseguenza è un sistema distorto, dove chi evade può permettersi prezzi più competitivi, penalizzando chi lavora onestamente. Anche nel commercio al dettaglio, lo scenario non è rassicurante. Panettieri, mercerie, negozi di giocattoli e abbigliamento sono tra i più coinvolti nel fenomeno. Colpisce in particolare il dato sulle gioiellerie e pelliccerie: molti titolari dichiarano appena 1.200 euro al mese, a fronte di beni venduti per migliaia di euro. In media, il 55% dei gioiellieri ammette di guadagnare ufficialmente molto meno della realtà, rendendo evidente la discrepanza tra stile di vita e redditi riportati.
Il panorama cambia leggermente quando si passa alle professioni sanitarie. Studi medici, laboratori di analisi e farmacie risultano tra i più affidabili, con solo il 25-30% di soggetti considerati a rischio evasione. Tuttavia, anche in questi ambiti non mancano le criticità: dentisti e notai presentano casi limite, con forti discrepanze tra ricavi e redditi netti, a volte inferiori anche alla soglia minima di sostenibilità. Psicologi e paramedici mantengono invece standard di affidabilità più alti, seppur in leggero calo rispetto all’anno precedente. Tra le categorie professionali più a rischio ci sono anche gli artigiani. Quasi 6 su 10 tra elettricisti, idraulici e muratori vengono classificati come partite IVA non affidabili, Il problema? Le prestazioni in nero, difficili da tracciare, ma comunemente richieste per “risparmiare l’IVA”. Un’abitudine che non solo impoverisce lo Stato, ma contribuisce a mantenere alta la pressione fiscale su chi rispetta le regole.
Lombardia: Locomotiva Economica O Centro Nevralgico Dell’evasione Fiscale In Italia?
Paradossalmente, è la Lombardia – simbolo dell’efficienza e della produttività – a mostrare una doppia faccia nel panorama dell’evasione fiscale in Italia. Secondo i dati più recenti, oltre il 53% delle partite IVA attive nella regione è classificato come fiscalmente non affidabile. Si tratta di una cifra impressionante, soprattutto se si considera che la regione genera un PIL superiore ai 190 miliardi di euro. Gli indici ISA dell’Agenzia delle Entrate rivelano due mondi contrapposti: da un lato chi dichiara redditi proporzionati ai ricavi (oltre 100.000 euro netti annui), dall’altro chi con entrate simili ne dichiara meno di 30.000 euro. Anche Milano, motore economico e tecnologico del Paese, non è immune da questi fenomeni.
Qui, tra le partite IVA non affidabili, c’è chi incassa oltre 400.000 euro all’anno ma dichiara meno di 23.000 euro di reddito imponibile. In confronto, i contribuenti considerati affidabili, con analoghi ricavi, dichiarano più di 110.000 euro. Un abisso che dimostra quanto l’evasione sia anche un fatto culturale, oltre che economico. Il quadro emerso dai dati del Ministero dell’Economia è chiaro: l’evasione fiscale in Italia non è marginale, ma sistemica. Colpisce settori insospettabili e territori avanzati, dimostrando che la legalità non è sempre proporzionale al livello di sviluppo. Riformare il sistema fiscale, aumentare la tracciabilità dei pagamenti e incentivare i comportamenti virtuosi sono ormai azioni urgenti e necessarie. Senza un cambiamento radicale, la sostenibilità del welfare e la giustizia fiscale resteranno illusioni.