Inflazione sotto controllo, ma la Fed resta cauta
L’inflazione statunitense si è attestata al 3,0% a settembre, un dato inferiore alle attese che ha offerto un momentaneo sollievo agli investitori in attesa di una decisione della Federal Reserve sul taglio dei tassi. Nonostante il rallentamento, le pressioni sui prezzi persistono, mentre i mercati continuano a salire spinti da solidi risultati aziendali. In un contesto geopolitico instabile e con dati economici scarsi a causa dello shutdown governativo, la banca centrale americana si trova ad affrontare scelte di politica monetaria complesse in un panorama solo apparentemente tranquillo.
Dati core inflation e reazione dei mercati
I prezzi al consumo core, che escludono le componenti volatili di alimentari ed energia, sono aumentati dello 0,2% su base mensile e del 3,0% su base annua, entrambi al di sotto delle previsioni. La reazione di Wall Street è stata immediata: nei minuti successivi alla pubblicazione dei dati, i futures hanno registrato un’impennata con il Dow Jones in rialzo dello 0,53%, l’S&P 500 in crescita dello 0,77% e il Nasdaq 100 in avanzamento dell’1,03%. Per gli operatori preoccupati della prossima mossa della Fed, questi numeri rappresentano un segnale positivo. Un’inflazione più contenuta rafforza le aspettative di un taglio dei tassi già dalla prossima settimana, suggerendo che la lunga battaglia della banca centrale contro l’aumento dei prezzi potrebbe finalmente dare i suoi frutti.
Una vittoria parziale nella lotta all’inflazione
Tuttavia, il successo rimane incompleto. I dati indicano progressi, non una risoluzione definitiva. I prezzi non accelerano più, ma restano sopra l’obiettivo del 2% della Fed, lasciando ai policymaker poco margine per abbassare la guardia. Le cifre arrivano in un momento di scarsa visibilità, con gran parte del governo federale ancora paralizzato e statistiche chiave ritardate. Senza una visione completa del mercato del lavoro e della spesa dei consumatori, la Fed deve decidere se allentare la politica monetaria basandosi su evidenze limitate.
Wall Street trainata dai risultati aziendali
Gli investitori hanno già prezzato una riduzione di 25 punti base, scommettendo che una Fed accomodante darà priorità alla crescita rispetto alla restrizione. I principali indici continuano a muoversi in sintonia con i risultati trimestrali delle società. Gli indici hanno registrato guadagni moderati, sostenuti dalla performance eccezionale di Intel, i cui utili hanno superato le aspettative riaccendendo le speranze di resilienza dell’industria americana. Il titolo ha registrato un balzo dell’8% nelle contrattazioni pre-mercato.
Le Magnifiche Sette sotto i riflettori
Tutta l’attenzione è rivolta alle cosiddette “Magnificent Seven”, che continuano a esercitare un peso sproporzionato sulla psicologia degli investitori e sulla performance degli indici. I loro risultati non sono semplici dati aziendali, ma veri e propri eventi economici. Con cinque di queste società, tra cui Apple e Microsoft, pronte a pubblicare i risultati la prossima settimana, gli investitori si preparano a dati che potrebbero confermare o sgonfiare l’attuale ottimismo trainato dal settore tecnologico.
Geopolitica e tensioni commerciali
Nel frattempo, la politica continua a interferire con i mercati. L’annuncio della Casa Bianca di un incontro tra il presidente Donald Trump e Xi Jinping la prossima settimana ha offerto un raro momento di sollievo. Gli investitori cercano disperatamente segnali di distensione dopo mesi di minacce tariffarie e restrizioni alle esportazioni. L’incontro, previsto nell’ambito del vertice della Cooperazione Economica Asia-Pacifico, viene presentato come un potenziale punto di svolta nelle relazioni USA-Cina. Tuttavia, l’ottimismo è temperato dall’esperienza. Simili “momenti di svolta” nella diplomazia commerciale si sono spesso dissolti in rinnovati confronti una volta spenti i riflettori. L’interruzione improvvisa dei negoziati commerciali con il Canada da parte di Trump – una reazione a una pubblicità politica che utilizzava la voce di Ronald Reagan – sottolinea come la politica impulsiva ormai ostacoli regolarmente la strategia economica.
Nazionalismo transazionale vs ordine cooperativo
I partner commerciali americani, da tempo abituati al comportamento erratico di Washington, hanno iniziato a proteggersi di conseguenza. Il risultato è un’economia globale sempre più definita dal nazionalismo transazionale piuttosto che dall’ordine cooperativo.
Incertezza monetaria anche in Asia
Anche all’estero prevale l’incertezza monetaria. Il nuovo primo ministro giapponese, Sanae Takaichi, affronta un’inflazione superiore all’obiettivo del 2% della Bank of Japan e crescenti pressioni per un rialzo dei tassi, mentre il suo governo considera uno stimolo fiscale. Il contrasto con l’America è significativo: mentre i policymaker di Washington faticano a giustificare l’allentamento, Tokyo deve spiegare perché dovrebbe stringere. Entrambi, tuttavia, affrontano lo stesso dilemma: come sostenere la crescita in un mondo dove gli strumenti fiscali sono limitati e i temperamenti politici sono tesi.
Performance dei mercati globali
Nell’area Asia-Pacifico, Australia e India hanno perso qualche punto, ma i guadagni sono stati sostanziali in Giappone (+1,3%) e Corea del Sud (+2,6%). La Cina, che aveva iniziato con forza, ha perso parte dei guadagni durante la sessione. L’Europa mostra un quadro misto, con lo Stoxx Europe 600 in calo dello 0,2%.
