Inflazione britannica ferma al 3,8%: cosa significa per i tassi d’interesse

L’ultimo dato sull’inflazione nel Regno Unito ha mantenuto invariato il tasso annuale al 3,8% a settembre, confermando per il terzo mese consecutivo questo livello. Il dato, pubblicato dall’Office for National Statistics (ONS), si è rivelato inferiore alle aspettative degli analisti che prevedevano un rialzo al 4%, ma mantiene comunque una pressione significativa su consumatori e imprese britanniche.

Dati inflazione: analisi dettagliata dei componenti

L’inflazione core, che esclude le componenti più volatili come energia, alimentari, alcolici e tabacco, ha registrato un incremento annuale del 3,5% nei dodici mesi fino a settembre, in calo rispetto al 3,6% di agosto. Questo rappresenta un segnale positivo per la Bank of England, che aveva previsto un picco al 4% per settembre. Grant Fitzner, chief economist dell’ONS, ha evidenziato che “i principali fattori al rialzo sono stati i prezzi della benzina e delle tariffe aeree, dove il calo dei prezzi si è attenuato rispetto allo scorso anno. Questi sono stati compensati da prezzi più bassi per una serie di acquisti ricreativi e culturali, inclusi eventi dal vivo”. Un elemento particolarmente significativo è che i costi di alimentari e bevande analcoliche sono diminuiti per la prima volta da maggio 2022.

Prospettive per il taglio dei tassi della Bank of England

Il dato sull’inflazione rappresenta l’ultima lettura prima della riunione della BOE del 6 novembre, rendendo cruciale la sua interpretazione per gli operatori di mercato. Attualmente il tasso di riferimento si attesta al 4%, e gli investitori si interrogano sulla possibilità di un ulteriore allentamento della politica monetaria.

Posizioni divergenti degli economisti

George Brown, senior economist di Schroders, ha lanciato un avvertimento ai mercati: “Un’inflazione vicina al 4% dovrebbe servire da campanello d’allarme per i mercati, che continuano a prezzare altri due tagli dei tassi il prossimo anno”. Brown prevede che la BOE manterrà i tassi invariati fino alla fine del 2026, non escludendo addirittura che la prossima mossa possa essere al rialzo. La preoccupazione principale riguarda il rischio che l’alta inflazione diventi strutturale nel Regno Unito, a causa della combinazione tra produttività deludente e crescita salariale persistente.

Il contesto economico complesso

I dati sul PIL hanno mostrato che l’economia britannica è cresciuta solo dello 0,1% su base mensile ad agosto, evidenziando una dinamica di crescita debole. Questa situazione pone la Bank of England in una posizione particolarmente delicata, dovendo bilanciare la necessità di sostenere l’economia con l’obiettivo di contenere l’inflazione.

L’impatto del Budget autunnale sulle decisioni della BOE

Il Monetary Policy Committee della BOE dovrà considerare attentamente le implicazioni del Budget autunnale previsto per il 26 novembre. Il Cancelliere Rachel Reeves potrebbe annunciare aumenti fiscali e tagli alla spesa, misure che potrebbero avere effetti disinflazionistici sull’economia. Reeves ha dichiarato di non essere “soddisfatta” dei numeri sull’inflazione, sottolineando che “tutti noi nel governo siamo responsabili di sostenere la Bank of England nel ridurre l’inflazione”. Si è inoltre parlato della possibilità di ridurre l’aliquota IVA sull’energia, una mossa che potrebbe alleviare ulteriormente le pressioni sui prezzi.

Scenario per dicembre e inizio 2025

Suren Thiru, direttore economico di ICAEW, ha osservato che “nonostante un’inflazione più morbida del previsto, le possibilità di un taglio dei tassi a novembre sono appese a un filo, in particolare perché i responsabili delle decisioni vorranno probabilmente analizzare l’impatto inflazionistico di eventuali misure annunciate nel Budget prima di allentare nuovamente la politica”. Matthew Ryan, head of market strategy di Ebury, ha descritto efficacemente la situazione: “Il MPC della BOE è bloccato tra l’incudine e il martello. Il raffreddamento del mercato del lavoro britannico richiede ulteriori riduzioni del tasso base, ma l’alta inflazione impone cautela”.

Valutazioni degli operatori di mercato

Gli investitori hanno rivisto le loro aspettative dopo la pubblicazione dei dati. Mentre un taglio a novembre appare ora sostanzialmente escluso, i mercati considerano più probabile un intervento a dicembre, anche se permangono dubbi significativi. Scott Gardner, investment strategist di Nutmeg (J.P. Morgan), ha evidenziato che “un quadro economico misto è emerso per il Regno Unito negli ultimi mesi, che sta dando il tono a decisioni difficili nel prossimo Budget. Non è solo il Cancelliere ad avere poco margine di manovra, anche la Bank of England ha poche leve da tirare mentre l’economia attraversa un periodo di inflazione elevata e bassa crescita”. La maggior parte degli analisti concorda sul fatto che la BOE necessiti di ulteriori conferme che l’inflazione abbia effettivamente raggiunto il picco prima di procedere con nuovi tagli. Alcuni economisti non escludono che eventuali ulteriori allentamenti possano essere rimandati almeno a febbraio 2025, in attesa di maggiore chiarezza sul quadro macroeconomico complessivo.