La nuova era dei dazi commerciali USA: panoramica globale degli accordi
A partire da venerdì 1° agosto, il mondo dovrà fare i conti con l’aumento delle tariffe doganali imposte dall’amministrazione Trump, alimentando ulteriori incertezze economiche sui mercati internazionali. La scadenza, già rinviata due volte dal “Liberation Day” del 2 aprile, rappresenta un momento cruciale per il commercio globale. Nonostante le ambiziose dichiarazioni iniziali di Trump, che parlava di “oltre 200 accordi” in un’intervista a Time Magazine, e del consigliere commerciale Peter Navarro che prometteva “90 accordi in 90 giorni”, i risultati sono stati ben più modesti: solo 8 accordi conclusi in 120 giorni, incluso quello con l’Unione Europea a 27 membri.
Regno Unito: primo paese a siglare l’intesa
Il Regno Unito ha aperto la strada agli accordi commerciali con gli Stati Uniti già a maggio. Il framework prevede dazi base del 10% sui prodotti britannici, con varie quote ed esenzioni per settori strategici come automotive e aerospaziale. Tuttavia, nonostante il recente incontro tra Donald Trump e il Primo Ministro Keir Starmer in Scozia, permangono alcune incertezze. Tra i punti ancora in discussione figurano i dazi su acciaio e alluminio britannici, che gli USA si sono impegnati a ridurre, e la digital services tax che Trump vorrebbe eliminare.
Vietnam: dazi più che dimezzati con clausole anti-triangolazione
Il Vietnam è stato il secondo paese a raggiungere un’intesa con l’amministrazione Trump. L’accordo, annunciato il 2 luglio, ha visto i dazi ridotti dal 46% al 20%. Un elemento chiave dell’accordo riguarda il dazio del 40% sul “transshipping” – merci originate in altri paesi e trasferite in Vietnam per la spedizione finale negli USA. Questa misura mira a contrastare le pratiche dei produttori cinesi che utilizzano il Vietnam come hub per aggirare i pesanti dazi sulle spedizioni dirette dalla Cina. Secondo quanto riportato da Politico, il Vietnam sarebbe stato colto di sorpresa dall’aliquota del 20%, avendo i negoziatori previsto un’imposizione dell’11%. Trump avrebbe annunciato unilateralmente la percentuale più alta.
Indonesia: abbattimento delle barriere commerciali
L’Indonesia ha ottenuto una riduzione dei dazi dal 32% al 19% nell’accordo annunciato il 15 luglio. La Casa Bianca ha dichiarato che l’Indonesia eliminerà le barriere tariffarie su oltre il 99% dei prodotti statunitensi esportati, compresi prodotti agricoli ed energetici. Il framework prevede anche l’eliminazione di varie “barriere non tariffarie” e altri ostacoli che gli USA affrontano nei mercati indonesiani.
Filippine: riduzione marginale ma apertura totale del mercato
A differenza degli altri partner ASEAN, le Filippine hanno visto una riduzione minima dal 20% al 19% il 22 luglio. Manila non imporrà dazi sui prodotti statunitensi come parte dell’accordo, con Trump che ha elogiato il paese per l’apertura totale del mercato agli USA. L’accordo include anche una cooperazione militare rafforzata, sebbene i dettagli non siano stati specificati. I due paesi sono già alleati con un trattato di mutua difesa risalente al 1951.
Giappone: investimenti miliardari e settore auto privilegiato
Il Giappone, seconda grande economia asiatica a raggiungere un accordo dopo la Cina, ha visto i dazi ridotti dal 25% al 15% il 23 luglio. È stato il primo paese a ottenere un’aliquota preferenziale più bassa per il settore automobilistico strategico. Trump ha definito l’accordo “forse il più grande mai realizzato”, aggiungendo che il Giappone investirà 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti, con gli USA che riceveranno il 90% dei profitti. Il percorso verso l’accordo è stato tortuoso, con Trump che aveva descritto il Giappone come “molto duro” nei negoziati commerciali.
Unione Europea: accordo controverso al 15%
L’accordo dell’UE con gli USA, concluso dopo lunghe negoziazioni, prevede un dazio base del 15% sui prodotti europei, la metà del 30% minacciato inizialmente da Trump. I dazi esistenti sulle auto saranno ridotti al 15%, mentre le imposte su alcuni prodotti come aeromobili e farmaci generici torneranno ai livelli pre-gennaio. L’intesa ha suscitato critiche, con il Primo Ministro francese François Bayrou che l’ha definita un atto di “sottomissione” e un “giorno buio”. Il Commissario al Commercio UE Maroš Šefčovič l’ha invece definita “il miglior accordo possibile in circostanze molto difficili”.
Corea del Sud: 350 miliardi di investimenti
La Corea del Sud è l’ultimo paese ad aver raggiunto un accordo, con termini simili a quelli del Giappone. Il paese affronterà un dazio generale del 15%, con i dazi sul settore auto anch’essi ridotti al 15%. Trump ha dichiarato che la Corea del Sud fornirà agli Stati Uniti 350 miliardi di dollari per investimenti controllati dagli USA. Il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha affermato che il 90% dei profitti andrà al popolo americano, mentre il Presidente sudcoreano Lee Jae-myung ha sottolineato che il fondo faciliterà l’ingresso attivo delle aziende coreane nel mercato USA in settori come cantieristica navale e semiconduttori.
Cina: negoziati in corso con tregua temporanea
I colloqui commerciali con la Cina hanno seguito una strategia diversa. Inizialmente colpita con un dazio del 34% dal “Liberation Day”, le misure reciproche hanno portato i dazi a livelli estremi: 145% per le importazioni cinesi negli USA e 125% per quelle americane in Cina. Tuttavia, entrambe le parti hanno concordato dazi ridotti a maggio dopo il primo incontro commerciale a Ginevra. La Cina affronta attualmente un dazio combinato del 30%, mentre gli USA guardano a dazi del 10%. La tregua, valida fino al 12 agosto, non è stata ancora estesa dopo l’ultimo incontro di Stoccolma.
Paesi senza accordo: India, Canada e Messico nel mirino
India: dazi al 25% con penalità aggiuntive
Trump ha annunciato un dazio del 25% sull’India, con una penalità aggiuntiva non specificata per quelle che considera politiche commerciali inique e per gli acquisti indiani di equipaggiamento militare ed energia dalla Russia. L’aliquota è leggermente inferiore al 26% imposto inizialmente, ma resta all’estremità superiore del range 20%-25% considerato.
Canada: fase intensa di negoziati al 35%
Il Canada affronta dazi del 35% su vari prodotti dal 1° agosto, con Trump che minaccia aumenti in caso di ritorsioni. Il Primo Ministro Mark Carney ha dichiarato che i partner sono in una “fase intensa” di colloqui, notando che sarebbe improbabile un accordo senza dazi.
Messico: nessun progresso visibile al 30%
Come il Canada, anche il Messico è stato a lungo nel mirino dei dazi USA, con Trump che cita droga e immigrazione illegale come fattori chiave. Il presidente ha affermato che il Messico non ha fatto abbastanza per proteggere il confine. Il Messico affronterà un dazio del 30%, con qualsiasi ritorsione destinata a incontrare un’aliquota ancora più alta dagli USA.
Australia: in attesa di sviluppi
L’Australia affronta attualmente il dazio base del 10% grazie al suo deficit commerciale con gli Stati Uniti. Tuttavia, il paese potrebbe affrontare un’aliquota più alta se Trump decidesse di aumentare il tasso base al 15%-20%. Il Primo Ministro Anthony Albanese ha sostenuto che il deficit dell’Australia e l’accordo di libero scambio dovrebbero esentare il paese dai dazi. Per i paesi senza accordo, sembra che verrà applicato un dazio globale base più alto del 15%-20%, superiore al 10% annunciato inizialmente. I paesi con surplus commerciale verso gli USA probabilmente vedranno aliquote “reciproche” ancora più elevate.