L’accordo commerciale transatlantico alimenta l’ottimismo sui mercati

L’annuncio dell’intesa commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea ha generato un’ondata di ottimismo sui mercati azionari di entrambe le sponde dell’Atlantico. I futures sugli indici equity mostrano rialzi significativi, con il Dax che guadagna l’1,2% nelle contrattazioni pre-apertura. Gli investitori sembrano ora più preoccupati per una possibile bolla speculativa che per una recessione imminente. L’accordo, che prevede tariffe base del 15% e impegni sostanziali per l’acquisto di beni ed energia americani, rappresenta un compromesso migliore rispetto alle aliquote del 30-50% minacciate negli ultimi mesi. Tuttavia, rimane meno favorevole delle tariffe universali discusse alla fine dello scorso anno. La questione del settore farmaceutico resta ancora aperta, con risultati dell’indagine commerciale attesi entro la settimana.

Il dollaro trova supporto nei dati macro e nella Fed

Nonostante l’accordo fosse già stato ampiamente anticipato la scorsa settimana, i mercati valutari non hanno mostrato reazioni significative durante la notte. L’attenzione si sposta ora su una settimana ricca di dati macroeconomici e decisioni delle banche centrali che potrebbero fornire supporto al dollaro americano. Il calendario economico USA include: – Dati occupazionali: JOLTS martedì e Non-Farm Payrolls venerdì – PIL del secondo trimestre mercoledì, con attese di rimbalzo – Inflazione PCE core giovedì, prevista in risalita allo 0,3% mensile La riunione del FOMC di mercoledì dovrebbe confermare la posizione “paziente” della Federal Reserve sui tassi d’interesse, allontanando ulteriormente le aspettative di un taglio a settembre. Con tassi a una settimana al 4,37% annuo, il dollaro non rappresenta una valuta di funding ideale per le operazioni di carry trade.

Prospettive per il Dollar Index

Le previsioni indicano un periodo di consolidamento per il biglietto verde, con il DXY che potrebbe risalire verso l’area 98,50-99,00, sempre che i dati macro confermino le attese. La combinazione di dati solidi e una Fed cauta dovrebbe sostenere la valuta americana nel breve termine.

Euro: benefici dall’accordo ma rischi di correzione

Le aziende europee accolgono con favore la maggiore chiarezza sul fronte commerciale, che permette una pianificazione più accurata degli investimenti. I fondamentali dell’eurozona rimangono relativamente solidi, con alti tassi di risparmio, scorte ridotte e prospettive di espansione fiscale significativa. Nonostante questi fattori supportino EUR/USD verso quota 1,20 entro fine anno, nel breve termine prevalgono i rischi di correzione. Le ragioni includono: – Aspettative di allentamento Fed da ridimensionare – Probabilità sottostimata (solo 15%) di un taglio BCE di 25 punti base a settembre – Dati eurozona in arrivo potenzialmente deboli

Dati chiave per l’eurozona questa settimana

Il PIL del secondo trimestre (mercoledì) è atteso piatto dopo il +0,6% del primo trimestre, mentre l’inflazione flash di luglio (venerdì) dovrebbe scendere sotto il 2,0%. Con posizioni speculative già lunghe sull’euro e un costo di carry del 2% annuo contro il dollaro, EUR/USD potrebbe faticare a superare i massimi a 1,1830, con rischi di scivolamento sotto 1,1700.

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Sterlina: range trading per EUR/GBP

EUR/GBP si mantiene comodamente sopra i picchi di aprile vicino a 0,8735, ma un movimento verso 0,88 appare improbabile. I dati deboli dell’eurozona potrebbero pesare sull’euro, mentre il carry negativo in mercati tranquilli di agosto scoraggia posizioni lunghe. Un range 0,8700-0,8770 appare lo scenario più probabile per la settimana. GBP/USD mostra maggiore vulnerabilità, con possibile test del supporto chiave a 1,3370. Una rottura al ribasso potrebbe accelerare le perdite fino a 1,3150 se i dati USA e le decisioni FOMC risulteranno sufficientemente positive per il dollaro.

Europa Centrale e Orientale: sentiment positivo e banche centrali aggressive

Dopo le riunioni delle banche centrali della scorsa settimana, l’attenzione si sposta sui dati economici regionali. Mercoledì verranno pubblicati i primi dati sul PIL del secondo trimestre per Repubblica Ceca e Ungheria, con attese di accelerazione trimestrale in entrambi i casi.

Inflazione polacca in forte calo

Giovedì l’inflazione di luglio in Polonia dovrebbe mostrare un calo significativo dal 4,1% al 2,8% annuo, vicino al target della banca centrale. Le stime di mercato mostrano un’ampia dispersione tra 2,6% e 3,1%, suggerendo potenziale volatilità.

Dinamiche valutarie nella regione

Il fiorino ungherese e la corona ceca hanno raggiunto i livelli più forti contro l’euro rispettivamente da settembre e giugno 2024, sostenuti dal repricing aggressivo delle aspettative sui tassi. Lo zloty polacco resta invece sotto pressione, con il differenziale di tasso tornato ai livelli di maggio quando la banca centrale ha effettuato il primo taglio. Le prospettive indicano: – PLN debole con target EUR/PLN a 4,270-280 – CZK in rafforzamento grazie ai commenti hawkish della CNB – HUF misto, tra dati economici deboli e supporto da tassi più alti Il focus nelle prossime settimane si sposterà sui dati locali, con particolare attenzione all’inflazione che potrebbe raffreddare nuovamente le aspettative di mercato e influenzare i movimenti valutari regionali.

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