Il yuan cinese scivola sui minimi delle ultime tre settimane
La valuta cinese ha toccato lunedì il livello più basso da tre settimane contro il dollaro americano, mentre gli investitori si sono riversati verso asset considerati rifugio sicuro in attesa della risposta dell’Iran agli attacchi statunitensi sui suoi siti nucleari, che hanno drammaticamente intensificato le tensioni in Medio Oriente.
Debolezza generalizzata delle valute emergenti
Il calo del yuan ha rispecchiato l’andamento di altre valute dei mercati emergenti, che hanno registrato perdite generalizzate riflettendo la forza del dollaro. Tuttavia, le perdite sono state contenute grazie al fixing ufficiale della banca centrale cinese, risultato più forte delle attese. Nel frattempo, il dollaro di Hong Kong, ancorato al biglietto verde americano, ha nuovamente toccato l’estremità più debole della sua banda di oscillazione, con i mercati che osservano con cautela se l’Autorità Monetaria di Hong Kong interverrà per difendere la valuta locale.
Livelli tecnici e movimenti di mercato
Il yuan onshore è sceso fino a un minimo di 7,1950 per dollaro, il livello più debole dal 3 giugno, prima di essere scambiato a 7,1877 alle 03:50 GMT. La sua controparte offshore ha perso circa lo 0,13% nel trading asiatico, attestandosi a 7,1880 per dollaro. Gli analisti di Maybank hanno osservato che la coppia dollaro/yuan “sembra aver formato un bottom arrotondato, con potenziale rialzo sulla scia dei guadagni generalizzati del dollaro”. Hanno aggiunto che “il conflitto Israele-Iran-USA mantiene gli investitori nervosi, ma il movimento al rialzo di USD/CNH sembra ancora limitato. La Cina ha finora condannato gli attacchi all’Iran ma non ha indicato alcun segno di supporto diretto o coinvolgimento”.
Il ruolo della People’s Bank of China
Prima dell’apertura del mercato, la People’s Bank of China (PBOC) ha fissato il tasso di riferimento a 7,1710 per dollaro, 204 pips più forte rispetto alla stima Reuters di 7,1914. Il yuan spot può oscillare del 2% su entrambi i lati del fixing giornaliero. I partecipanti al mercato monitorano attentamente le indicazioni quotidiane della banca centrale per cogliere eventuali segnali di cambiamenti nella politica valutaria. Marco Sun, chief financial markets analyst presso MUFG Bank (China), ha commentato: “Il fixing giornaliero della PBOC continua a segnalare una preferenza per la stabilità, anche mentre i rischi esterni aumentano”.
Prospettive per il secondo semestre
Oltre alle tensioni mediorientali, alcuni osservatori di mercato prevedono un indebolimento del yuan nella seconda metà dell’anno, principalmente a causa dell’incertezza nelle relazioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Gli economisti di Standard Chartered hanno evidenziato in una nota: “Prevediamo un moderato deprezzamento del yuan nel secondo semestre a causa della potenziale pressione sulle esportazioni e dei sostanziali differenziali di tasso”. Hanno inoltre aggiunto che “le autorità cinesi hanno iniziato ad allentare gli investimenti in uscita da giugno, probabilmente portando a maggiori deflussi di capitale. Una svalutazione drastica rimane improbabile poiché il yuan è già altamente competitivo alla sua valutazione attuale”.
Implicazioni per gli investitori
La situazione attuale presenta diverse considerazioni chiave per gli operatori del forex: – La gestione attiva della PBOC attraverso il fixing giornaliero continua a fornire un elemento di stabilità – Le tensioni geopolitiche rimangono un fattore dominante nei movimenti valutari a breve termine – I differenziali di tasso d’interesse tra Cina e Stati Uniti continuano a esercitare pressione sulla valuta cinese – L’allentamento delle restrizioni sugli investimenti in uscita dalla Cina potrebbe aumentare la pressione sul yuan Gli investitori dovranno monitorare attentamente l’evoluzione della situazione in Medio Oriente e le risposte politiche della Cina, che potrebbero influenzare significativamente la traiettoria del yuan nei prossimi mesi.