Dati sorprendenti sul mercato del lavoro americano

Le richieste iniziali di sussidio di disoccupazione negli Stati Uniti hanno registrato un calo significativo la scorsa settimana, raggiungendo quota 218.000 unità, ben al di sotto delle aspettative degli analisti. Questo dato, pubblicato dal Dipartimento del Lavoro americano, rappresenta una diminuzione di 14.000 unità rispetto alla settimana precedente e si posiziona notevolmente sotto il consensus di Dow Jones che prevedeva 235.000 richieste. Il dato assume particolare rilevanza nel contesto attuale, dove la Federal Reserve e altri osservatori del mercato avevano espresso preoccupazioni circa un possibile indebolimento del mercato del lavoro. Le richieste continuative, che vengono registrate con una settimana di ritardo, sono rimaste sostanzialmente stabili, scendendo di sole 2.000 unità a 1,926 milioni.

L’impatto sulla politica monetaria della Fed

Questi numeri arrivano a una settimana dalla decisione della Federal Reserve di ridurre il tasso di riferimento di un quarto di punto percentuale, portandolo in un range del 4%-4,25%. Nel comunicato post-riunione del 17 settembre, il Federal Open Market Committee aveva sottolineato che parte della motivazione per questo allentamento monetario – il primo del 2025 – era legata all’aumento dei rischi al ribasso per l’occupazione. Effettivamente, la crescita dei posti di lavoro non agricoli ha subito un rallentamento marcato e il livello delle posizioni aperte si trova ai minimi pluriennali. Tuttavia, i dati sulle richieste di sussidio dimostrano che le aziende americane rimangono riluttanti a licenziare i propri dipendenti, nonostante il calo delle nuove assunzioni.

Volatilità regionale e tendenze di fondo

I dati sulle richieste di sussidio possono essere soggetti a volatilità significativa, con il Texas che ha mostrato oscillazioni particolarmente ampie nelle ultime settimane. Lo stato ha registrato un calo di quasi 7.000 richieste la scorsa settimana, secondo i dati non destagionalizzati. Nonostante i timori crescenti di un rallentamento economico nella seconda parte dell’anno, i dati economici continuano a mostrare una solidità di fondo dell’economia americana. Altri indicatori pubblicati giovedì confermano questa forza sottostante.

PIL e consumi privati superano le aspettative

Il Prodotto Interno Lordo americano ha registrato una crescita del 3,8% nel secondo trimestre, secondo l’ultima delle tre stime pubblicate dal Dipartimento del Commercio. Questo dato riflette una revisione al rialzo insolitamente ampia di mezzo punto percentuale, che il Bureau of Economic Analysis ha attribuito principalmente a una revisione dei consumi privati. Nel primo trimestre, il PIL aveva registrato una contrazione dello 0,6%, leggermente inferiore alla stima precedente. I consumi personali, che rappresentano circa due terzi dell’economia statunitense da 30 trilioni di dollari, sono aumentati del 2,5%, ben al di sopra dell’1,6% della seconda stima e significativamente meglio dello 0,6% del primo trimestre. Questo dato evidenzia la resilienza del consumatore americano nonostante l’inflazione e i tassi di interesse elevati.

Settore manifatturiero e beni durevoli in ripresa

Un altro segnale di forza proviene dal settore dei beni durevoli. La spesa per articoli di lunga durata come aerei, elettrodomestici e computer è aumentata del 2,9% ad agosto, contro le previsioni di un calo dello 0,4% e in netto miglioramento rispetto al -2,7% di luglio. Escludendo il settore dei trasporti, i nuovi ordini di beni durevoli sono cresciuti dello 0,4% e dell’1,9% escludendo la difesa. Questi dati suggeriscono che le imprese americane continuano a investire nonostante l’incertezza economica globale.

Il settore immobiliare mostra segnali di vita

Il mercato immobiliare, che è stato il punto più debole dell’economia americana, sta mostrando alcuni segnali di ripresa. Le vendite di nuove abitazioni sono aumentate del 20,5% ad agosto, il maggior incremento da gennaio 2022. Le vendite di case esistenti hanno totalizzato un tasso annualizzato di 4 milioni di unità per il mese, leggermente meglio delle attese. Questi miglioramenti nel settore immobiliare sono particolarmente significativi dato che questo mercato è stato tra i più colpiti dall’aumento dei tassi di interesse degli ultimi due anni.

Le prospettive per la politica monetaria

Nonostante i dati economici solidi, i mercati continuano a scontare due ulteriori tagli dei tassi quest’anno, nelle riunioni di ottobre e dicembre. In un discorso di martedì, il presidente della Fed Jerome Powell ha affermato che l’economia sta mostrando resilienza in mezzo a cambiamenti sostanziali nelle politiche commerciali e di immigrazione, così come negli ambiti fiscali, normativi e geopolitici. Powell ha comunque lasciato spazio per ulteriori allentamenti, notando che la politica monetaria rimane “moderatamente restrittiva” per la crescita. Questa dichiarazione suggerisce che la Fed mantiene un approccio flessibile, pronta ad aggiustare la sua stance in base all’evoluzione dei dati economici.

Implicazioni per gli investitori

Per gli investitori, questi dati presentano un quadro complesso. Da un lato, la forza del mercato del lavoro e la resilienza economica sono segnali positivi per gli asset rischiosi come le azioni. Dall’altro, potrebbero ridurre la probabilità di tagli aggressivi dei tassi da parte della Fed, il che potrebbe limitare il rally dei mercati azionari e obbligazionari. Gli operatori dovranno monitorare attentamente i prossimi dati economici, in particolare l’inflazione e l’occupazione, per valutare la traiettoria futura della politica monetaria. La combinazione di un mercato del lavoro solido e una crescita economica resiliente potrebbe permettere alla Fed di procedere con cautela nel suo ciclo di allentamento, evitando di stimolare eccessivamente un’economia che mostra già segni di vigore.