Il mercato del lavoro americano mostra segnali preoccupanti

Il recente rapporto sull’occupazione negli Stati Uniti ha rivelato dati allarmanti che stanno spingendo gli economisti a pronunciare una parola che non utilizzavano da diversi mesi: recessione. Nonostante l’attenzione mediatica si sia concentrata sul licenziamento del commissario responsabile della produzione del rapporto da parte del Presidente Trump, gli analisti finanziari rimangono focalizzati sui dati sostanziali che emergono dal mercato del lavoro americano.

Rallentamento drammatico delle assunzioni e revisioni storiche

Il Bureau of Labor Statistics (BLS) ha dovuto affrontare sfide significative nell’interpretazione dei dati occupazionali provenienti da migliaia di aziende in tutto il paese. Le assunzioni negli ultimi tre mesi hanno subito un rallentamento drammatico, costringendo l’ente a rivedere al ribasso in modo sostanziale le stime preliminari per maggio e giugno. Le revisioni hanno comportato una riduzione combinata di 258.000 posti di lavoro per i due mesi. Questo aggiustamento massiccio ha generato seria preoccupazione tra gli economisti, poiché storicamente, dal 1968, ogni volta che si sono verificate revisioni di tale entità nell’arco di almeno due mesi, l’economia statunitense si è trovata in recessione.

Le valutazioni degli esperti

Douglas Holtz-Eakin, ex direttore del Congressional Budget Office durante l’amministrazione Bush, non usa mezzi termini: “Il mercato del lavoro è terribile. Escludendo i settori dell’istruzione e della sanità, l’economia ha perso posti di lavoro nel settore privato negli ultimi tre mesi”. L’economia americana ha aggiunto in media solo 85.000 posti di lavoro al mese quest’anno, ben al di sotto dei 177.000 posti mensili registrati prima della pandemia.

Indicatori economici contrastanti

Nonostante i dati occupazionali preoccupanti, è importante sottolineare che non tutti gli indicatori puntano verso una recessione imminente. Il National Bureau of Economic Research, responsabile della dichiarazione ufficiale delle recessioni, monitora quattro indicatori principali: – Spesa dei consumatori – Reddito personale – Produzione industriale – Occupazione Fino al rapporto di venerdì, nessuno di questi indicatori suggeriva che l’economia statunitense fosse sull’orlo di una recessione. Tuttavia, i segnali d’allarme provenienti dal mercato del lavoro richiedono un’analisi più approfondita.

L’impatto delle politiche commerciali e dell’immigrazione

Keith Lerner, co-chief investment officer di Truist, evidenzia come la recente stagnazione della crescita occupazionale sia probabilmente distorta dall’incertezza delle imprese riguardo ai dazi di Trump. “L’economia statunitense si trova in un ambiente di transizione difficile”, afferma Lerner, suggerendo che la Federal Reserve potrebbe dover intervenire presto con un taglio dei tassi d’interesse.

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Il paradosso dei dazi

Ironicamente, il principale responsabile del rallentamento della crescita occupazionale potrebbe essere proprio ciò che ha trattenuto la Fed dal tagliare i tassi: i dazi commerciali. Chris Rupkey, chief economist di FwdBonds, osserva: “L’agenda economica non convenzionale del presidente e le sue politiche potrebbero iniziare a intaccare il mercato del lavoro”. Le aziende non stanno più aspettando: stanno congelando le assunzioni e modificando i loro investimenti, temendo che i dazi possano aumentare i costi e danneggiare l’economia.

L’effetto delle politiche migratorie

Le politiche sull’immigrazione di Trump sembrano avere un impatto significativo. Da aprile, 1,4 milioni di persone sono uscite dalla forza lavoro statunitense, di cui 802.000 erano nate all’estero. Questo fenomeno potrebbe aver fatto apparire il rapporto sull’occupazione leggermente migliore di quanto non sia in realtà. Secondo Rupkey, se i 503.000 individui che hanno abbandonato la forza lavoro ma desideravano ancora lavorare avessero dichiarato al BLS di essere attivamente alla ricerca di un impiego, il tasso di disoccupazione sarebbe salito al 4,5% invece del 4,2% registrato.

Analisi delle revisioni e prospettive future

Gli economisti di Goldman Sachs, in una nota ai clienti, hanno sottolineato che le revisioni, sebbene sorprendenti per la loro entità, non erano del tutto inaspettate. Si allineano con altri indicatori che gli analisti stavano monitorando e contribuiscono a dipingere un quadro più chiaro dell’economia. Jan Hatzius, economista di Goldman Sachs, ha scritto che altri indicatori chiave dell’occupazione “hanno rallentato significativamente negli ultimi mesi”. I dati economici confermano la visione che l’economia statunitense sta crescendo a un ritmo inferiore al potenziale.

Il ruolo degli aggiustamenti stagionali

Gli economisti di Bank of America hanno definito le revisioni “innegabilmente preoccupanti” in una nota agli investitori. Tuttavia, hanno identificato un “lato positivo”: una parte considerevole delle revisioni era dovuta ad aggiustamenti stagionali, essenzialmente algoritmi che necessitavano di correzioni man mano che arrivavano nuovi dati. Il BLS considera i suoi numeri iniziali sull’occupazione come preliminari, poiché alcuni rispondenti non riescono a fornire i dati sulle buste paga entro la scadenza. Bassi tassi di risposta ai sondaggi possono rendere il rapporto più difficile da stimare, ma il BLS continua a raccogliere dati e rivede di conseguenza le sue stime.

Implicazioni per la politica monetaria e le prospettive economiche

Robert Ruggirello, chief investment officer di Brave Eagle Wealth Management, offre una prospettiva equilibrata: “Mentre il rapporto di venerdì non significa che stiamo entrando in recessione, mostra che le aziende stanno congelando assunzioni e licenziamenti fino a quando non ci sarà maggiore certezza politica e fiducia imprenditoriale”. La Federal Reserve si trova ora di fronte a una decisione critica. I dati sul forte rallentamento delle assunzioni degli ultimi mesi – informazioni che la Fed non aveva quando ha deciso di mantenere invariati i tassi d’interesse – suggeriscono che l’economia potrebbe essere considerevolmente più debole di quanto gli economisti avessero previsto. Con una migliore comprensione del mercato del lavoro attuale, caratterizzato da un ritmo di assunzioni molto più lento, le revisioni nei prossimi mesi potrebbero essere molto meno drammatiche rispetto al passato recente. Tuttavia, gli investitori e i policy maker dovranno monitorare attentamente questi sviluppi per valutare la traiettoria futura dell’economia americana.

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