La Federal Reserve valuta un allentamento monetario in un contesto di incertezza economica

Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha aperto alla possibilità di futuri tagli dei tassi di interesse durante il suo atteso discorso al simposio annuale di Jackson Hole, Wyoming. Tuttavia, ha sottolineato come l’elevato livello di incertezza economica stia rendendo particolarmente complesso il lavoro dei responsabili della politica monetaria. Nel suo intervento, Powell ha evidenziato i “cambiamenti radicali” nelle politiche fiscali, commerciali e migratorie che stanno influenzando l’economia americana. Secondo il banchiere centrale, “l’equilibrio dei rischi sembra essere in evoluzione” tra i due obiettivi principali della Fed: piena occupazione e stabilità dei prezzi.

Mercato del lavoro resiliente ma rischi in aumento

Nonostante il mercato del lavoro rimanga in buone condizioni e l’economia abbia dimostrato una notevole resilienza, Powell ha avvertito che i rischi al ribasso stanno aumentando. Parallelamente, i dazi commerciali stanno creando pressioni inflazionistiche che potrebbero riportare l’inflazione verso l’alto, uno scenario di stagflazione che la banca centrale intende assolutamente evitare. Con il tasso di riferimento della Fed attualmente un punto percentuale più basso rispetto a un anno fa e la disoccupazione ancora contenuta, le condizioni attuali permettono di “procedere con cautela nel valutare modifiche alla nostra politica”, ha affermato Powell.

Mercati finanziari in rally dopo le dichiarazioni

Le parole di Powell sono state sufficienti per innescare un forte rally sui mercati azionari e un calo dei rendimenti obbligazionari. Il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato oltre 600 punti dopo la pubblicazione del discorso, mentre il rendimento del Treasury a 2 anni, particolarmente sensibile alle decisioni di politica monetaria, è sceso di 0,08 punti percentuali attestandosi intorno al 3,71%.

La Fed mantiene i tassi in territorio restrittivo

La Federal Reserve ha mantenuto il suo tasso di riferimento in un range tra il 4,25% e il 4,5% da dicembre. I policymaker continuano a citare l’impatto incerto dei dazi sull’inflazione come motivo di cautela, ritenendo che le attuali condizioni economiche e la posizione leggermente restrittiva della politica monetaria consentano di prendersi il tempo necessario per ulteriori decisioni. Powell ha dichiarato: “Con la politica in territorio restrittivo, le prospettive di base e il mutevole equilibrio dei rischi potrebbero giustificare un aggiustamento della nostra posizione”. Questa è stata la dichiarazione più esplicita riguardo a un possibile taglio dei tassi che Wall Street si aspetta ampiamente per la riunione del Federal Open Market Committee del 16-17 settembre.

L’indipendenza della Fed sotto i riflettori

In un contesto di pressioni politiche per tassi più bassi, Powell ha ribadito con forza l’importanza dell’indipendenza della banca centrale. “I membri del FOMC prenderanno queste decisioni basandosi esclusivamente sulla loro valutazione dei dati e delle implicazioni per le prospettive economiche e l’equilibrio dei rischi. Non devieremo mai da questo approccio”, ha sottolineato.

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L’impatto dei dazi commerciali sull’inflazione

Il discorso arriva mentre sono in corso negoziazioni commerciali tra gli Stati Uniti e i partner globali, una situazione in continua evoluzione e senza chiarezza sul risultato finale. Gli indicatori recenti mostrano i prezzi al consumo in graduale aumento, mentre i costi all’ingrosso crescono più rapidamente. Powell ha mantenuto una posizione equilibrata sull’impatto dei dazi, suggerendo che lo scenario di base ragionevole prevede effetti “di breve durata – uno spostamento una tantum nel livello dei prezzi” che probabilmente non giustificherebbe il mantenimento di tassi più elevati. Tuttavia, ha avvertito che nulla è certo in questa fase.

La revisione quinquennale del framework di politica monetaria

Nel suo intervento, Powell ha anche toccato la revisione quinquennale del framework di politica della Fed, che ha portato a diversi cambiamenti significativi rispetto all’ultima revisione del 2020.

Le lezioni dell’inflazione post-pandemica

Durante la pandemia Covid, la Fed aveva adottato un regime di “targeting flessibile dell’inflazione media” che permetteva all’inflazione di superare temporaneamente l’obiettivo del 2% dopo periodi prolungati sotto tale livello. Questa strategia mirava a garantire una ripresa più completa del mercato del lavoro. Tuttavia, poco dopo l’adozione di questa strategia, l’inflazione ha iniziato a salire, raggiungendo massimi da 40 anni, mentre i policymaker inizialmente liquidavano l’aumento come “transitorio”. Powell ha riconosciuto gli impatti dannosi di questa valutazione errata: “Come si è scoperto, l’idea di un superamento intenzionale e moderato dell’inflazione si è rivelata irrilevante. Non c’era nulla di intenzionale o moderato nell’inflazione arrivata pochi mesi dopo l’annuncio dei nostri cambiamenti del 2020”, ha ammesso Powell.

Riaffermato l’obiettivo di inflazione al 2%

Durante la revisione, la Fed ha riaffermato il suo impegno verso l’obiettivo di inflazione del 2%, nonostante le critiche da entrambi i lati. Alcuni suggeriscono che il tasso sia troppo alto e possa portare a un indebolimento del dollaro, mentre altri vedono la necessità di maggiore flessibilità per la banca centrale. “Crediamo che il nostro impegno verso questo obiettivo sia un fattore chiave nel mantenere ben ancorate le aspettative di inflazione a lungo termine”, ha concluso Powell, sottolineando l’importanza della credibilità della banca centrale nel mantenere la stabilità dei prezzi.

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