L’inflazione nell’Eurozona mantiene il ritmo al 2%

I dati preliminari diffusi venerdì da Eurostat rivelano che l’inflazione nell’area euro è rimasta invariata al 2% nel mese di luglio, superando le previsioni degli economisti che si attendevano un calo all’1,9%. Il dato conferma la lettura di giugno e rappresenta un segnale importante per le future decisioni di politica monetaria della Banca Centrale Europea.

Core inflation stabile: focus sui servizi

L’inflazione di fondo, che esclude le componenti più volatili come alimentari, energia, alcol e tabacco, si è attestata al 2,3% a luglio, mantenendo lo stesso livello registrato nei due mesi precedenti. Un dato particolarmente monitorato dagli analisti è quello relativo ai servizi, che ha mostrato un rallentamento al 3,1% rispetto al 3,3% di giugno, segnalando una possibile moderazione delle pressioni inflazionistiche in questo settore cruciale.

Reazione dei mercati obbligazionari

I mercati hanno reagito con moderazione alla pubblicazione dei dati. Il rendimento del Bund tedesco a 10 anni è salito di oltre un punto base, mentre quello francese ha registrato un incremento più contenuto. Questi movimenti riflettono le aspettative degli investitori riguardo alle future mosse della BCE in materia di tassi d’interesse.

Le implicazioni per la politica monetaria della BCE

Secondo Jack Allen-Reynolds, vice capo economista per l’Eurozona presso Capital Economics, i nuovi dati sull’inflazione non suggeriscono una ripresa imminente del ciclo di allentamento dei tassi da parte della BCE. L’istituto di Francoforte aveva mantenuto i tassi invariati nella riunione di luglio, per la prima volta dall’inizio dell’anno. I mercati attualmente prezzano una probabilità superiore al 94% che la banca centrale mantenga i tassi fermi anche nella prossima riunione di settembre, secondo i dati LSEG. Questa aspettativa riflette la cautela della BCE nel bilanciare il controllo dell’inflazione con il sostegno alla crescita economica.

Prospettive future: inflazione sotto il target?

Allen-Reynolds prevede che l’inflazione dell’Eurozona potrebbe scendere sotto l’obiettivo del 2% della BCE nel corso di quest’anno e del prossimo, principalmente a causa dell’andamento dei prezzi energetici. Tuttavia, l’economista sottolinea che il calo dovrebbe essere contenuto e l’inflazione core probabilmente rimarrà vicina al 2%. “Dato che i responsabili della politica monetaria della BCE si dichiarano soddisfatti dell’attuale orientamento, dubitiamo che un’inflazione leggermente inferiore al 2% dovuta ai prezzi energetici più bassi sarebbe sufficiente a giustificare un nuovo taglio dei tassi”, ha aggiunto l’analista.

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Crescita economica: segnali contrastanti

I dati sull’inflazione arrivano dopo le indicazioni pubblicate all’inizio della settimana che mostravano un’espansione dell’economia dell’Eurozona dello 0,1% nel secondo trimestre, superiore alle attese ma in netto rallentamento rispetto allo 0,6% registrato nei tre mesi precedenti.

L’impatto delle politiche commerciali USA

Gli analisti interpretano questi dati come un segnale di resilienza dell’economia europea di fronte alle politiche tariffarie dell’amministrazione Trump. L’Unione Europea e Washington hanno recentemente siglato un accordo commerciale che prevede una tariffa base del 15% per i beni europei diretti negli Stati Uniti, con tariffe settoriali e riduzioni temporanee già operative. Le tariffe dovrebbero pesare sulla crescita economica, inclusa quella dell’Eurozona, e influenzare i prezzi dei beni per i consumatori americani. L’impatto sull’inflazione europea rimane tuttavia incerto, creando ulteriori sfide per i policy maker della BCE nel calibrare le future decisioni di politica monetaria.