L’economia americana mostra una resilienza sorprendente nel secondo trimestre
Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti ha registrato un’espansione del 3% nel secondo trimestre del 2025, superando ampiamente le previsioni degli analisti che si attestavano al 2,3%. I dati, pubblicati dal Dipartimento del Commercio americano e aggiustati per stagionalità e inflazione, evidenziano una notevole inversione di tendenza rispetto al calo dello 0,5% del primo trimestre. La performance economica risulta particolarmente significativa considerando il contesto di tensioni commerciali che ha caratterizzato il periodo aprile-giugno, incluso l’annuncio del 2 aprile del presidente Trump sui nuovi dazi, definito “liberation day”.
I driver della crescita: consumi e bilancia commerciale
Il principale motore dell’espansione è stato il rafforzamento dei consumi privati, che hanno registrato un incremento dell’1,4% rispetto allo 0,5% del trimestre precedente. Questo dato conferma la tenuta del consumatore americano nonostante le incertezze legate alle politiche tariffarie. Un contributo determinante è arrivato anche dal miglioramento della bilancia commerciale. Mentre le esportazioni sono diminuite dell’1,8%, le importazioni hanno subito un crollo del 30,3%, invertendo il boom del 37,9% registrato nel primo trimestre quando le aziende avevano accelerato gli acquisti dall’estero per anticipare l’entrata in vigore dei nuovi dazi.
La reazione dei mercati finanziari
I mercati hanno reagito con cautela alla pubblicazione dei dati. I futures sugli indici azionari hanno mostrato movimenti contrastati, mentre i rendimenti dei Treasury sono saliti moderatamente. Heather Long, chief economist di Navy Federal Credit Union, ha commentato: “La parola chiave per descrivere l’economia estiva è ‘resiliente’. Il consumatore sta tenendo duro, ma rimane in attesa che si concludano gli accordi commerciali”.
Inflazione sotto controllo: segnali positivi per la Fed
Sul fronte dei prezzi, i dati mostrano un rallentamento dell’inflazione. L’indice PCE (Personal Consumption Expenditures), la metrica preferita dalla Federal Reserve, ha registrato un aumento del 2,1% nel trimestre, appena sopra il target del 2% della banca centrale. Il core PCE, che esclude i volatili prezzi di cibo ed energia, è salito del 2,5%, in netto calo rispetto al 3,5% del primo trimestre. Questi numeri arrivano proprio mentre la Fed si riunisce per decidere sulla politica monetaria. Le aspettative sono per un mantenimento dei tassi nell’attuale range del 4,25%-4,5%, dove si trovano da dicembre.
Le pressioni politiche sulla banca centrale
Il presidente Trump ha colto l’occasione per rinnovare le sue richieste di un taglio dei tassi, pubblicando su Truth Social: “PIL Q2 APPENA USCITO: 3%, MOLTO MEGLIO DEL PREVISTO! ‘Too Late’ [soprannome dato a Jerome Powell] DEVE ORA ABBASSARE I TASSI. Nessuna inflazione! Lasciate che la gente compri e rifinanzi le proprie case!”
Segnali misti: punti di forza e debolezza dell’economia
Nonostante la crescita robusta del PIL, alcuni indicatori suggeriscono una moderazione della domanda interna. Le vendite finali ai consumatori privati domestici, un parametro seguito attentamente dalla Fed come indicatore della domanda, sono cresciute solo dell’1,2%, in calo rispetto all’1,9% del primo trimestre e al ritmo più lento dal quarto trimestre del 2022.
Il settore immobiliare in difficoltà
Il mercato immobiliare continua a soffrire per gli alti tassi dei mutui, una preoccupazione spesso espressa da Trump. Gli investimenti residenziali sono calati del 4,6% nel secondo trimestre, confermando le difficoltà del settore housing nell’attuale contesto di tassi elevati.
La spesa pubblica in contrazione
Un aspetto interessante del rapporto è che la crescita del PIL è avvenuta senza il supporto della spesa governativa. Le uscite federali sono diminuite del 3,7%, dopo un calo del 4,6% nel primo trimestre. Solo la spesa degli enti locali e statali ha mostrato un incremento del 3%. Kevin Hassett, direttore del National Economic Council, ha respinto le critiche secondo cui i dazi avrebbero causato una recessione: “La narrativa anti-Trump prevedeva una recessione o depressione a causa dei dazi, che avrebbero fatto impennare i prezzi e fuggire i consumatori. In realtà, ogni singolo aspetto di questo rapporto sul PIL mostra forza”.
Prospettive per i prossimi trimestri
I dati del secondo trimestre dipingono un quadro di un’economia americana che, nonostante le sfide commerciali e i tassi elevati, continua a mostrare una notevole capacità di adattamento. La combinazione di consumi resilienti, inflazione in calo e bilancia commerciale migliorata suggerisce che l’economia potrebbe mantenere un ritmo di crescita moderato ma sostenibile nei prossimi mesi, anche se permangono rischi legati alle tensioni commerciali e al rallentamento di alcuni settori chiave come l’immobiliare.