Wall Street arretra dopo i dati sull’inflazione all’ingrosso
I mercati azionari americani hanno chiuso in territorio negativo giovedì, con gli investitori che hanno ridimensionato l’ottimismo sui prossimi tagli dei tassi della Federal Reserve dopo la pubblicazione di dati sull’inflazione più forti del previsto. Il Dow Jones Industrial Average ha perso 200 punti (-0,5%), mentre l’S&P 500 e il Nasdaq hanno ceduto rispettivamente lo 0,4% e lo 0,3%. Il ribasso è arrivato a sole 24 ore dai nuovi massimi storici raggiunti da S&P 500 e Nasdaq, sostenuti dai dati incoraggianti sull’inflazione al consumo pubblicati all’inizio della settimana.
L’indice dei prezzi alla produzione sorprende al rialzo
Il Producer Price Index (PPI) di luglio ha completamente ribaltato il sentiment positivo. I prezzi all’ingrosso sono aumentati dello 0,9% su base mensile, ben oltre le stime dello 0,2% e segnando l’incremento più marcato da giugno 2022. Anche il PPI core, che esclude alimentari ed energia, è avanzato dello 0,9%, triplicando le aspettative degli economisti. Questo balzo inatteso ha riacceso i timori che le pressioni inflazionistiche rimangano radicate nella catena di approvvigionamento, potenzialmente ritardando l’allentamento monetario della Fed.
I settori trainanti dell’inflazione
L’inflazione nei servizi ha guidato l’aumento con un +1,1%, mentre i margini dei servizi commerciali sono balzati del 2%. Altri incrementi significativi includono: – Commercio all’ingrosso di macchinari e attrezzature: +3,8% – Commissioni di gestione portafogli: +5,8% – Servizi di trasporto aereo passeggeri: +1% Mentre alcuni trader hanno minimizzato il picco del PPI considerandolo un dato anomalo dovuto a categorie volatili, altri lo interpretano come un segnale di allerta da non sottovalutare.
Le aspettative sui tassi Fed rimangono, ma con maggiore cautela
Nonostante i dati preoccupanti, il mercato continua ad assegnare una probabilità del 93% a un taglio dei tassi a settembre, secondo il CME FedWatch. Tuttavia, le possibilità di una riduzione più aggressiva di 50 punti base sono state completamente azzerate, riflettendo una crescente prudenza tra gli operatori. I rendimenti dei Treasury hanno reagito di conseguenza: il titolo a 2 anni è salito al 3,718%, mentre il decennale si è mantenuto vicino al 4,25%.
Performance settoriale: i ciclici soffrono di più
La performance dei vari settori è stata prevalentemente negativa, con i comparti più sensibili al ciclo economico che hanno registrato le perdite maggiori: – Materiali: -1,23% (peggiore performance) – Industriali: -0,82% – Real estate: -1% – Energia: -0,87% nonostante la stabilità dei prezzi del petrolio – Sanità: -0,54% – Beni di consumo essenziali: -0,5% Il settore tecnologico, nonostante sia il migliore dell’anno, è rimasto sostanzialmente invariato con un calo marginale dello 0,01%. Tra i titoli di peso, Nvidia e AMD hanno registrato perdite dopo la pubblicazione dei dati sull’inflazione. Cisco è scivolata dell’1% dopo risultati trimestrali leggermente superiori alle attese ma con guidance in linea con il consensus. Deere ha subito un crollo del 7% a causa di previsioni contrastanti per l’intero anno, trascinando al ribasso l’intero comparto industriale.
Mercato del lavoro: segnali di tenuta ma senza eccessi
Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono diminuite leggermente a 224.000 unità, meglio delle 229.000 stimate, mentre le richieste continue sono scese a 1,95 milioni. I dati suggeriscono che il mercato del lavoro rimane solido ma non sta più alimentando aspettative di un allentamento imminente della politica monetaria.
Lo sguardo al simposio di Jackson Hole
Gli investitori rivolgono ora l’attenzione al simposio di Jackson Hole della prossima settimana, dove cercheranno ulteriori indicazioni dal presidente della Fed Jerome Powell sulla direzione futura della politica monetaria. La divergenza tra l’inflazione al consumo (CPI) e quella alla produzione (PPI) aggiunge complessità al percorso decisionale della Fed. Mentre le tendenze dei prezzi al consumo suggeriscono un raffreddamento, le pressioni nella catena produttiva aumentano il rischio di una riaccelerazione dell’inflazione. In questo contesto di incertezza inflazionistica, i settori sensibili ai tassi d’interesse potrebbero rimanere in un trading range laterale, mentre il potenziale rialzista delle azioni potrebbe essere limitato fino a quando non emergeranno segnali più chiari sulla traiettoria della politica monetaria.