Il ritorno delle politiche protezionistiche americane
Dopo settimane di relativa tranquillità sul fronte commerciale, l’amministrazione Trump ha annunciato una nuova ondata di dazi che sta scuotendo i mercati internazionali. Gli investitori stanno monitorando attentamente l’impatto di queste misure sull’inflazione, temendo che possano compromettere il percorso di riduzione dei tassi d’interesse della Federal Reserve. Attraverso il suo social network Truth Social, il presidente americano ha comunicato l’imposizione di dazi del 100% sui farmaci brevettati importati, del 25% sui camion pesanti, del 50% su mobili da cucina e lavelli, e del 30% sui mobili imbottiti. L’entrata in vigore di queste misure è prevista per il 1° ottobre.
L’escalation delle tensioni commerciali
La questione dei dazi aveva perso centralità nelle ultime settimane, soprattutto dopo l’implementazione delle tariffe reciproche all’inizio di agosto. Nel frattempo, l’attenzione si era spostata sulle minacce di sanzioni secondarie, ovvero dazi sui paesi che acquistano petrolio russo, con l’obiettivo di forzare Mosca a porre fine al conflitto in Ucraina. Finora, solo l’India è stata colpita con un sovrapprezzo del 25%.
Il settore farmaceutico nel mirino
La nuova tariffa del 100% su tutti i prodotti farmaceutici brevettati rappresenta un colpo durissimo per l’industria. Trump ha specificato che questi dazi si applicheranno a tutte le importazioni, a meno che le aziende non abbiano già avviato la costruzione di stabilimenti produttivi negli Stati Uniti. Le minacce di dazi sul settore farmaceutico circolavano da mesi, con l’obiettivo dichiarato di spingere le aziende del settore a rilocalizzare la produzione sul territorio americano. Ad aprile era stata avviata un’indagine ai sensi della Sezione 232 del Trade Expansion Act, una disposizione che consente al presidente di imporre tariffe qualora il Dipartimento del Commercio rilevi una minaccia alla sicurezza nazionale.
Gli investimenti delle Big Pharma negli USA
Dall’inizio dell’anno, numerose aziende farmaceutiche hanno annunciato piani di investimento significativi negli Stati Uniti. Sanofi prevede di investire 20 miliardi di dollari in cinque anni, mentre AstraZeneca si è impegnata per 50 miliardi nello stesso periodo. Questi annunci sembrano essere una risposta diretta alle pressioni dell’amministrazione Trump per aumentare la produzione domestica.
L’industria del mobile sotto pressione
Per quanto riguarda i mobili da cucina, i lavelli e i mobili imbottiti, queste misure appaiono meno prevedibili rispetto a quelle farmaceutiche. Tuttavia, già ad agosto Trump aveva promesso nuovi dazi sui mobili con l’obiettivo di “riportare l’industria del mobile” in North Carolina, South Carolina e Michigan. Secondo le statistiche governative, l’occupazione nel settore della produzione di mobili e prodotti in legno negli Stati Uniti si è dimezzata dal 2000, attestandosi oggi intorno alle 340.000 unità. Un declino che l’amministrazione spera di invertire attraverso queste misure protezionistiche.
L’impatto sull’inflazione e le decisioni della Fed
La questione cruciale rimane l’effetto di queste misure sull’inflazione. Gli impatti reali devono ancora manifestarsi completamente, considerando che i dazi entreranno in vigore gradualmente e le aziende trasferiranno gli aumenti di prezzo sui consumatori con tempistiche variabili. La Federal Reserve sembra ritenere che i dazi provocheranno aumenti di prezzo una tantum, senza innescare una spirale inflazionistica sostenuta. Questa valutazione ha permesso la ripresa del taglio dei tassi la scorsa settimana.
Le aspettative del mercato
I mercati finanziari sembrano condividere questa visione ottimistica. Secondo il FedWatch Tool del CME, gli operatori anticipano due tagli dei tassi entro la fine dell’anno, seguiti da altri due nel 2026. Questa previsione suggerisce che gli investitori non vedono i nuovi dazi come una minaccia significativa alla stabilità dei prezzi nel medio termine.
Le implicazioni per il commercio globale
Queste nuove misure protezionistiche rappresentano un ulteriore capitolo nella strategia commerciale aggressiva dell’amministrazione Trump. L’approccio “America First” continua a ridefinire le catene di approvvigionamento globali, spingendo le multinazionali a riconsiderare le loro strategie produttive e di investimento. Per le aziende europee e asiatiche che esportano negli Stati Uniti, questi dazi rappresentano una sfida significativa. Molte dovranno valutare se assorbire i costi aggiuntivi, trasferirli ai consumatori americani o considerare la rilocalizzazione della produzione negli USA.