La BCE avverte di un possibile cambiamento strutturale nei mercati finanziari globali

Nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria, la Banca Centrale Europea (BCE) ha lanciato un importante avvertimento: potrebbe essere in corso un “cambiamento di regime fondamentale” nei mercati finanziari, con gli investitori che sembrano rivalutare il reale livello di rischio degli asset statunitensi a seguito delle tensioni commerciali e delle politiche tariffarie. La BCE ha analizzato il recente picco di volatilità nei mercati, scatenato dalle tensioni commerciali globali guidate dalla politica tariffaria degli Stati Uniti. I mercati hanno reagito in modo particolarmente sensibile ai frequenti aggiornamenti sulle tariffe e sugli scambi commerciali tra gli USA e i loro partner commerciali. Le azioni sono inizialmente crollate quando il presidente americano Donald Trump ha annunciato tariffe generalizzate, per poi rimbalzare quando ha dichiarato una pausa temporanea di 90 giorni sui dazi.

Funzionamento dei mercati europei durante la turbolenza

“Durante la turbolenza, il funzionamento dei mercati finanziari dell’area euro – inteso come la capacità di negoziare attività finanziarie rapidamente senza influenzare eccessivamente i prezzi – ha tenuto bene”, ha osservato la BCE. “Questo nonostante alcuni spostamenti atipici da alcuni tradizionali beni rifugio come i Treasury USA e il dollaro americano.” Sebbene questi movimenti possano essere stati collegati a fattori tecnici, la BCE ha suggerito che potrebbero anche avere avuto cause più profonde: “Questi movimenti potrebbero anche aver riflesso percezioni di un cambiamento di regime più fondamentale, con gli investitori che sembrano rivalutare la rischiosità degli asset statunitensi, possibilmente portando a spostamenti più ampi nei flussi di capitale globali”, ha sottolineato la BCE. “Ciò avrebbe conseguenze potenzialmente di vasta portata per il sistema finanziario globale.”

Il rischio di una correzione di mercato secondo de Guindos

Il vicepresidente della BCE Luis de Guindos ha suggerito a CNBC che esiste un rischio di correzione del mercato in futuro. Secondo de Guindos, due elementi chiave da considerare attualmente sono le valutazioni elevate e la forte incertezza. “I mercati sono molto benevoli rispetto a questo scenario. Credono che la crescita sarà bassa, ma che non entreremo in recessione, che l’inflazione diminuirà e che la politica monetaria seguirà di conseguenza”, ha spiegato de Guindos. Tuttavia, potrebbero emergere rischi, e varie questioni come gli sviluppi riguardanti le politiche commerciali e fiscali e la regolamentazione da parte del governo statunitense rimangono poco chiare. “E questi elementi generano volatilità. Penso che la volatilità sia, forse, la conseguenza di questi due elementi: valutazioni e incertezza”, ha aggiunto. Nel suo rapporto, la banca centrale ha sottolineato di aver precedentemente avvertito sulle “vulnerabilità poste da valutazioni elevate non sostenute dai fondamentali”, affermando che “questa fonte di rischio si è ora parzialmente materializzata”. L’annuncio delle tariffe reciproche di Trump è stato il fattore scatenante, secondo la BCE.

L’incertezza domina i mercati finanziari globali

Adottando una visione più ampia, de Guindos ha affermato che l’incertezza legata alla politica commerciale, fiscale e regolamentare degli Stati Uniti è ora il “nome del gioco” in tutti i mercati finanziari e nell’economia globale. La questione ora è cosa significhino questa incertezza e le eventuali mosse politiche per l’Europa e la stabilità finanziaria nell’area euro.

Impatto su inflazione e crescita economica

Riguardo all’inflazione e alla crescita economica, de Guindos ha ribadito che le tariffe sarebbero “dannose” per la crescita, mentre l’impatto sui prezzi è meno chiaro. Nel breve termine, le tariffe aumenterebbero i prezzi dei beni importati, mentre allo stesso tempo deprimerebbero la domanda, il che potrebbe compensare i costi più elevati. Le implicazioni a lungo termine potrebbero essere molto diverse: “Nel lungo termine, se le tariffe e le distorsioni commerciali provocano frammentazione, ciò sarà dannoso per la supply chain e potrebbe aumentare i costi delle aziende. E questo potrebbe essere inflazionistico”, ha dichiarato de Guindos.

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Previsioni economiche riviste al ribasso

All’inizio della settimana, l’Unione Europea ha pubblicato le sue ultime proiezioni economiche, tagliando le previsioni del PIL 2025 sia per l’UE che per l’area euro rispettivamente all’1,1% e allo 0,9%. Questo rispetto a una stima precedente di crescita dell’1,5% per l’UE e un’espansione dell’1,3% per l’area euro. Nel frattempo, si prevede che l’inflazione headline rallenti, scendendo al di sotto dell’obiettivo del 2% della BCE nel 2026.