È davvero possibile speculare sul futuro delle tecnologie più avanzate del mondo semplicemente con qualche clic? Sì, basta fare trading con le terre rare, ovvero con le materie prime necessarie a far funzionare i dispositivi tecnologici.
Come fare? Come leggere i movimenti di asset così particolare? Nella guida che segue rispondere a queste domande.
Cosa sono le terre rare
Ma prima, qualche nota di contesto: una definizione di terre rare.
Con questa espressione si intende un gruppo di 17 elementi chimici appartenenti alla tavola periodica, in particolare alla serie dei lantanoidi, più scandio e ittrio. Nonostante il nome, non sono particolarmente rari in natura: il termine deriva piuttosto dalla difficoltà storica di isolarli in forma pura.
Ciò che rende queste terre così preziose è la loro importanza strategica: sono essenziali per la produzione di tecnologie moderne, dai dispositivi elettronici alle turbine eoliche, passando per i veicoli elettrici e gli applicativi militari.
Ma breve elenco delle cinque terre rare più conosciute e importanti per i mercati.
- Neodimio (Nd). Utilizzato nei magneti permanenti ad alte prestazioni, presenti in motori elettrici, hard disk e turbine eoliche. E’ uno degli elementi più richiesti nell’ambito della transizione energetica.
- Disprosio (Dy). Spesso utilizzato insieme al neodimio per migliorare la resistenza termica dei magneti. Fondamentale per veicoli elettrici e apparecchiature militari.
- Terbio (Tb). Impiegato nei laser e nei dispositivi per illuminazione a LED. Rilevante anche per tecnologie di rilevamento e imaging.
- Europio (Eu). Utilizzato nei fosfori rossi per schermi televisivi e monitor. Anche se meno richiesto rispetto ad altri, resta importante per alcuni comparti dell’elettronica.
- Ittrio (Y). Impiegato in superconduttori, laser e ceramiche speciali. Viene spesso estratto insieme ad altri elementi della categoria.
Tutti questi materiali hanno mercati complessi, spesso dominati da pochi produttori (in primis la Cina), e sono influenzati tanto dalla domanda tecnologica quanto da decisioni geopolitiche.
Uno strumento per fare trading con le terre rare
A differenza di oro, petrolio o rame, le terre rare non sono normalmente quotate nei mercati ufficiali delle materie prime. Non è possibile, per esempio, acquistare un “futures” sul neodimio sul CME. Tuttavia, esiste un’alternativa accessibile per chi vuole fare trading: i CFD.
Di cosa si tratta? Il Contract for Difference (CFD) è uno strumento finanziario derivato che permette di speculare sull’andamento del prezzo di un asset (in questo caso, anche le terre rare) senza possederlo fisicamente. Con i CFD non si acquista il minerale, ma si apre una posizione lunga o corta sul prezzo indicato dal broker.
Come funziona un CFD sulle terre rare? Esattamente come funziona per gli altri asset.
Il trader sceglie l’asset, decide se aprire una posizione long (al rialzo) o short (al ribasso), imposta leva finanziaria (se desiderata), stop loss e take profit.
Alla chiusura della posizione, ottiene guadagno o subisce una perdita dipendentemente dalla differenza di prezzo tra apertura e chiusura.
Molti broker offrono CFD su ETF tematici che replicano società coinvolte nell’estrazione e lavorazione delle terre rare. In altri casi, si può speculare sui prezzi di singole azioni minerarie.
Cosa impatta sui prezzi delle terre rare?
Il mercato delle terre rare è estremamente sensibile a fattori esterni, più che a dinamiche puramente speculative. Dunque, è bene conoscerli, se si vuole avere anche solo la vaga speranza di intuire il prezzo.
- Geopolitica. La Cina controlla oltre il 60% della produzione mondiale e il 90% della raffinazione. Ragione per cui, qualsiasi restrizione all’export o tensione commerciale (soprattutto con USA ed Europa) può causare forti oscillazioni nei prezzi.
- Domanda tecnologica. L’espansione dell’elettronica, dell’auto elettrica e delle rinnovabili spinge la domanda. Un aumento improvviso della richiesta di magneti al neodimio, ad esempio, può generare rialzi significativi.
- Politiche ambientali. L’estrazione e la raffinazione delle terre rare hanno un impatto ambientale rilevante. Normative più stringenti, soprattutto in Occidente, possono ridurre l’offerta disponibile.
- Investimenti in infrastrutture verdi. Piani governativi come il Green Deal europeo o l’Inflation Reduction Act statunitense aumentano la pressione sulla filiera, il ché aumenta la domanda e, quindi, i prezzi.
- Scoperte e innovazioni. L’apertura di nuove miniere, o l’invenzione di tecnologie che riducono la dipendenza da alcune terre rare, può impattare significativamente l’equilibrio tra domanda e offerta.
Gli strumenti del mestiere
Le terre rare rappresentano una nicchia, ma ciò non significa che il trader debba reinventare il mestiere. Restano validi strumenti classici del trading e, anzi, si confermano fondamentali per gestire il rischio in un settore così volatile.
- Stop Loss. Strumento fondamentale per proteggere il capitale. Con le terre rare, soggette a improvvisi movimenti geopolitici, il rischio di scossoni è elevato. Per fortuna, a salvare capre e cavoli interviene lo stop loss, che permette di stabilire una perdita massima tollerabile prima che la posizione venga chiusa automaticamente.
- Take Profit. Questo strumento serve a incassare i profitti una volta raggiunto un obiettivo prefissato. In un mercato speculativo come quello dei CFD sulle terre rare, è facile lasciarsi prendere dall’avidità. Il take profit aiuta a tenerla a freno.
- Analisi tecnica. Anche se legate a fattori macro, le terre rare seguono logiche di prezzo che possono essere analizzate graficamente. Insomma: pattern, supporti e resistenze, medie mobili e indicatori come RSI o MACD sono strumenti utili anche in questo caso.
Money management. Nessuna strategia può funzionare senza una gestione accorta del capitale. Il consiglio è di allocare sulle terre rare solo una parte limitata del portafoglio, definire una soglia massima di rischio per ogni operazione e monitorare la leva.