Il declino del dollaro come valuta di riserva dominante accelera
Il ruolo del dollaro americano come principale valuta di riserva mondiale ha subito un’ulteriore significativa erosione. Secondo i nuovi dati del Fondo Monetario Internazionale sulla composizione delle riserve valutarie ufficiali, la quota di asset denominati in USD detenuti dalle banche centrali è precipitata al 56,3% del totale delle riserve valutarie nel secondo trimestre 2025, il livello più basso dal 1994, rispetto al 57,8% del trimestre precedente. Mantenendo il ritmo degli ultimi cinque anni, la quota del dollaro potrebbe scendere al 50% entro i prossimi cinque anni. Anche al 50%, il dollaro rimarrebbe la principale valuta di riserva, con tutte le altre valute combinate che peserebbero quanto il dollaro stesso. Tuttavia, la tendenza di lungo termine è inequivocabile e comporta conseguenze significative per gli Stati Uniti.
Composizione delle riserve in dollari USA
Le riserve valutarie denominate in USD comprendono: – Titoli del Tesoro USA – Mortgage-backed securities (MBS) statunitensi – Titoli di agenzie governative USA – Obbligazioni corporate americane – Altri asset denominati in dollari detenuti da banche centrali diverse dalla Federal Reserve Sono esclusi i possedimenti di asset denominati nella propria valuta nazionale, come i Treasury detenuti dalla Fed o le obbligazioni in euro della BCE.
Il precedente storico degli anni ’90
La quota del dollaro era già scesa sotto il 50% nel 1990 e 1991, toccando il 46% nel 1991 dopo un lungo declino dall’85% del 1977. Questo crollo fu causato dall’esplosione inflazionistica degli anni ’70 e primi anni ’80, quando le banche centrali persero fiducia nella volontà della Fed di controllare l’inflazione. Quando la Fed riuscì finalmente a domare l’inflazione negli anni ’90, le banche centrali tornarono ad accumulare asset in dollari, fino all’arrivo dell’euro.
Le banche centrali non stanno vendendo massicciamente asset USA
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le banche centrali non stanno liquidando in massa i titoli denominati in dollari. È vero che nel 2022, quando l’inflazione esplose negli Stati Uniti, ci fu una vendita significativa: 660 miliardi di dollari di asset USA furono venduti nei primi tre trimestri del 2022. Tuttavia, quando la Fed adottò una politica monetaria più aggressiva, alzando i tassi d’interesse e avviando il quantitative tightening, le vendite cessarono e ripresero gli acquisti. Nel secondo trimestre 2025, i possedimenti di asset USD sono saliti a 6,77 trilioni di dollari, anche se rimangono sotto il picco di 7,09 trilioni del quarto trimestre 2021.
La vera causa del declino: la diversificazione
Il fattore chiave che ha causato il declino della quota USD nel tempo è la crescita delle riserve valutarie totali, trainata dall’aumento di asset denominati in altre valute. Le banche centrali stanno diversificando attivamente le loro riserve, riducendo la dipendenza dal dollaro americano.
L’impatto dei tassi di cambio nel Q2 2025
Il FMI esprime tutte le riserve valutarie in dollari USA per uniformità di calcolo. Questo significa che mentre i possedimenti in USD mantengono il loro valore nominale, il valore degli asset in altre valute fluttua con i tassi di cambio. Nel secondo trimestre 2025, il dollaro ha perso l’8,3% contro l’euro. Poiché l’euro rappresenta oltre il 20% delle riserve globali come seconda valuta di riserva, questo movimento ha avuto un impatto significativo sui calcoli delle quote. Quando il valore degli asset in euro viene convertito in dollari a un tasso di cambio più sfavorevole per il USD, il valore in dollari degli asset EUR aumenta, facendo salire la quota dell’euro e diminuire quella del dollaro.
Prospettiva storica sui movimenti valutari
Nonostante le teorie catastrofiste sul crollo del dollaro, questi movimenti dei tassi di cambio non sono eccezionali nel lungo termine. Il tasso di cambio USD/EUR si trova attualmente nel mezzo del range storico dall’introduzione dell’euro. L’indice DXY del dollaro, che traccia il USD contro le principali valute (Euro, Yen, Sterlina, Dollaro canadese, Corona svedese e Franco svizzero), è rimasto sostanzialmente invariato dal 1973, nonostante ampie fluttuazioni intermedie. Il recente declino del dollaro ha recuperato solo una piccola parte del massiccio rally dal 2009 al 2022.
La composizione attuale delle riserve globali
Le riserve valutarie totali delle banche centrali hanno raggiunto i 12,9 trilioni di dollari nel Q2 2025, così distribuite: – Asset denominati in USD: 6,77 trilioni di dollari – Asset denominati in EUR: 2,54 trilioni di dollari – Asset denominati in YEN: 0,67 trilioni di dollari – Asset denominati in GBP: 0,58 trilioni di dollari – Asset denominati in CAD: 0,31 trilioni di dollari La quota dell’euro è balzata al 21,1% nel secondo trimestre, interamente a causa del rafforzamento del tasso di cambio EUR/USD.
L’ascesa delle valute di riserva “non tradizionali”
Un fenomeno particolarmente rilevante è la crescita esplosiva delle “valute di riserva non tradizionali”, come le definisce il FMI. Si tratta di decine di valute minori i cui asset stanno attirando sempre più l’interesse delle banche centrali. Queste valute alternative hanno guadagnato quote di mercato principalmente a spese del dollaro USA e, sorprendentemente, del renminbi cinese.
Il declino del renminbi cinese
Altrettanto significativo è il crollo della quota del renminbi (RMB), che divenne valuta di riserva ufficiale nel 2016 tra grandi aspettative di sfidare il dominio del dollaro. Dopo alcuni progressi iniziali, dal 2022 la sua quota è crollata a causa di: – Controlli sui capitali persistenti – Problemi di convertibilità – Altre questioni strutturali del sistema finanziario cinese
Le implicazioni per i mercati globali
Il mondo sta chiaramente diversificando le proprie riserve valutarie, allontanandosi sia dal dollaro USA che dal renminbi cinese. Questa tendenza, se mantenuta, avrà profonde implicazioni per i mercati finanziari globali, influenzando: – I flussi di capitale internazionali – I costi di finanziamento del debito USA – La dinamica dei tassi di cambio globali – Le strategie di investimento delle banche centrali Mentre il dollaro mantiene ancora una posizione dominante, il suo graduale declino come valuta di riserva esclusiva rappresenta un cambiamento strutturale fondamentale nell’architettura finanziaria globale che investitori e analisti devono monitorare attentamente.