Il mercato valutario è attivo 24 ore su 24, ma non tutti i momenti della giornata hanno lo stesso peso. Anzi, alcuni sono decisamente più pesanti di altri. Stiamo parlando del famoso fixing di Londra delle 16:00 (ora italiana), noto anche come WM/Refinitiv fix.
Si tratta di un momento chiave per molti operatori istituzionali e può rappresentare un’occasione o una minaccia per chi fa trading, a seconda di come viene gestito.
Ne parliamo qui. Vedremo cosa accade durante il fixing, quali rischi si corrono e come ci si può proteggere da questi eventi, con accorgimenti tecnici e strategici.
Cos’è il fixing di Londra
Il fixing di Londra può essere considerato come una procedura standardizzata di determinazione del tasso di cambio medio di riferimento giornaliero.
Viene utilizzato come benchmark per operazioni istituzionali, bilanci, fondi indicizzati, prodotti derivati e operazioni di copertura.
Avviene ogni giorno alle 16:00 ora italiana (15:00 ora di Londra). In quel momento, viene calcolato un tasso di cambio medio per le principali coppie valutarie, utilizzando i dati di transazioni reali e ordini presenti nel mercato spot, raccolti in una finestra temporale di 60 secondi (dalle 15:59:30 alle 16:00:30).
Il calcolo è effettuato da Refinitiv (ex Thomson Reuters) secondo criteri trasparenti:
- Si prendono in considerazione solo i volumi “tradeable”, ovvero ordini eseguibili a mercato;
- Il tasso finale è una media ponderata per volume;
- Viene pubblicato poco dopo la chiusura della finestra.
Il WM/Refinitiv fix nasce per fornire un riferimento oggettivo e replicabile per il fair value delle valute. Fondi comuni, ETF e gestori passivi ne fanno largo uso per determinare il NAV (Net Asset Value) di portafogli con esposizione valutaria.
Inoltre, viene utilizzato come tasso di riferimento contrattuale dalle banche e le multinazionali che devono regolare scambi internazionali in modo equo e trasparente.
Tuttavia, proprio questa sua centralità ha fatto sì che il fixing attirasse l’interesse degli operatori più aggressivi, diventando spesso una zona di forti manipolazioni e volatilità non organica.
I rischi del fixing
Il fixing delle 16:00 può sembrare un evento puramente tecnico, ma per molti trader rappresenta un momento estremamente pericoloso, soprattutto se si tengono posizioni aperte su coppie major come EUR/USD, GBP/USD o USD/JPY durante quella finestra. Vediamo i principali rischi.
Volatilità improvvisa
Durante la finestra di calcolo, il volume di scambi aumenta drasticamente. Grandi banche e desk istituzionali devono eseguire ordini a prezzi vicini al fix e, per farlo, riversano tonnellate di ordini di mercato in pochi secondi. Questo genera:
- Spike improvvisi (movimenti rapidi di 10-20 pip o più);
- Inversioni violente subito dopo la chiusura della finestra;
- Falsi breakout su livelli tecnici rilevanti;
- Slippage sui retail
Il problema è che molti broker retail non riescono a gestire in modo efficiente la liquidità durante il fixing. Per esempio, i trader che piazzano ordini stop o market order in prossimità delle 16:00 possono incappare in slippage anche ampio, esecuzioni ritardate o addirittura rigetti.
Manipolazioni e front-running
Storicamente, il fixing è stato oggetto di indagini regolatorie a causa di manipolazioni da parte di alcune grandi banche.
Prima delle 16:00, alcuni operatori con conoscenza degli ordini istituzionali (soprattutto ordini da fondi passivi) cercavano di muovere artificialmente i prezzi, per ottenere vantaggi a danno degli altri partecipanti.
Sebbene oggi esistano più controlli, alcuni meccanismi di front-running e manipolazione tecnica sono ancora praticati, specie su valute meno liquide.
Cambiamento di contesto tecnico
Il fixing può stravolgere la struttura tecnica del mercato: una zona di supporto può saltare per un’esecuzione massiccia, generando segnali di breakout falsi. I trader che operano solo su base tecnica e ignorano il calendario del mercato sono i più vulnerabili.
Come difendersi dal fixing
Il fixing di Londra non può essere evitato se si opera in modo professionale sul Forex. Tuttavia, è possibile prevenire le sue conseguenze negative con una gestione strategica del rischio e della posizione.
Evitare di aprire o chiudere posizioni tra le 15:50 e le 16:10
Il primo consiglio è semplice: non entrare o uscire dal mercato durante la finestra del fixing, a meno che non sia strettamente necessario.
Idealmente si dovrebbero:
- Chiudere operazioni prima delle 15:50;
- Aspettare le 16:10 per valutare eventuali nuovi ingressi;
- Non posizionare ordini stop vicini ai livelli tecnici nelle fasce adiacenti.
Aumentare la tolleranza allo slippage o usare ordini limite
Se si decide di operare comunque a ridosso del fixing, meglio evitare market order, che in quel momento rischiano di eseguire a prezzi sfavorevoli.
Usare ordini limite imposta un prezzo massimo accettabile, proteggendo da movimenti erratici.
Anche aumentare i parametri di slippage consentiti nel proprio sistema di esecuzione può limitare le sorprese, ma è sempre una soluzione sub-ottimale.
Monitorare la direzione dei flussi istituzionali
Alcune piattaforme forniscono indicazioni sulle aspettative del fixing. Se si sa che oggi la maggior parte degli ordini è in acquisto su EUR/USD, è lecito aspettarsi una pressione al rialzo nella finestra del fix.
Queste informazioni, sebbene non pubbliche, possono essere ricavate da report di desk o tramite abbonamenti specializzati.
Usare il fixing come livello di riferimento (pivot)
Se il fixing è stato particolarmente direzionale, il prezzo determinato può diventare un livello di riferimento importante per le ore successive.
In alcuni casi, si comporta come:
- Supporto/resistenza dinamico;
- Punto di rientro per chi ha perso l’ingresso;
- Zona da cui parte una vera inversione se la pressione si è esaurita.
Osservare come il prezzo si comporta rispetto al fix può fornire segnali di conferma o invalidazione delle ipotesi di partenza.