Forte accelerazione dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti
I prezzi all’ingrosso negli Stati Uniti hanno registrato un incremento significativamente superiore alle previsioni nel mese di luglio, segnalando che le pressioni inflazionistiche potrebbero ancora rappresentare una minaccia per l’economia americana. Secondo i dati pubblicati giovedì dal Bureau of Labor Statistics, l’indice dei prezzi alla produzione (PPI), che misura i prezzi finali di beni e servizi, è balzato dello 0,9% su base mensile, contro una stima degli analisti di Dow Jones che prevedeva un aumento dello 0,2%. Si tratta dell’incremento mensile più marcato da giugno 2022.
Dinamiche dei prezzi core e servizi
L’indice core PPI, che esclude i prezzi volatili di alimentari ed energia, ha registrato anch’esso un aumento dello 0,9%, triplicando le previsioni che si attestavano allo 0,3%. Escludendo alimentari, energia e servizi commerciali, l’indice ha segnato un progresso dello 0,6%, il più elevato da marzo 2022. Su base annuale, il PPI principale è cresciuto del 3,3%, rappresentando il movimento più ampio su 12 mesi da febbraio e posizionandosi ben al di sopra dell’obiettivo di inflazione del 2% della Federal Reserve. Il settore dei servizi ha fornito il contributo maggiore all’aumento, con un incremento dell’1,1% a luglio, anch’esso il più elevato da marzo 2022. I margini dei servizi commerciali sono saliti del 2%, in un contesto caratterizzato dagli sviluppi in corso relativi all’implementazione delle tariffe dell’amministrazione Trump.
Analisi settoriale e reazioni dei mercati
Un elemento particolarmente rilevante è che il 30% dell’aumento nei servizi è derivato da un incremento del 3,8% nel commercio all’ingrosso di macchinari e attrezzature. Inoltre, le commissioni di gestione dei portafogli sono schizzate del 5,4% e i prezzi dei servizi di trasporto aereo passeggeri sono saliti dell’1%. I futures del mercato azionario hanno reagito negativamente alla pubblicazione dei dati, mentre i rendimenti dei Treasury a breve durata si sono mossi al rialzo. Sebbene il PPI sia monitorato con minore attenzione rispetto all’indice dei prezzi al consumo (CPI) del BLS, fornisce informazioni cruciali sui prezzi lungo la catena produttiva. Entrambi gli indicatori confluiscono nell’indice dei prezzi delle spese per consumi personali del Dipartimento del Commercio, il principale indicatore di previsione dell’inflazione utilizzato dalla Fed, che sarà aggiornato nel corso del mese.
Implicazioni per le imprese e i consumatori
“Il fatto che il PPI sia risultato più forte del previsto mentre il CPI è rimasto relativamente contenuto suggerisce che le imprese stanno assorbendo gran parte dei costi tariffari invece di trasferirli ai consumatori”, ha osservato Clark Geranen, chief market strategist presso CalBay Investments. “Le aziende potrebbero presto iniziare a invertire la rotta e trasferire questi costi ai consumatori.” Con il CPI che si è attestato in linea con le aspettative all’inizio della settimana, i mercati avevano prezzato una certezza virtuale che la Fed avrebbe ridotto il suo tasso di interesse di riferimento durante la riunione di settembre. Dopo la pubblicazione dei dati, le probabilità implicite dal mercato per un taglio a settembre sono diminuite solo leggermente, secondo il FedWatch tool del CME Group. I trader hanno tuttavia ridotto sostanzialmente la probabilità di tre tagli dei tassi quest’anno.
Prospettive di politica monetaria e sfide istituzionali
“Il forte picco dell’Indice dei Prezzi alla Produzione questa mattina mostra che l’inflazione sta attraversando l’economia, anche se non è ancora stata percepita dai consumatori”, ha scritto Chris Zaccarelli, chief investment officer presso Northlight Asset Management. “Considerando quanto siano stati moderati i numeri del CPI martedì, questa è una sorpresa al rialzo decisamente sgradita ed è probabile che riduca parte dell’ottimismo su un taglio dei tassi ‘garantito’ il mese prossimo.”
Questioni sulla qualità dei dati e cambiamenti al BLS
I report arrivano in un momento di crescenti interrogativi sull’accuratezza dei dati del BLS. Trump ha recentemente licenziato l’ex commissario del BLS e ha dichiarato l’intenzione di nominare E.J. Antoni, economista della Heritage Foundation, come prossimo capo dell’ufficio. Antoni è stato critico nei confronti del BLS e ha persino proposto l’idea di sospendere il report mensile sui posti di lavoro non agricoli fino a quando non si possa garantire una maggiore accuratezza dei dati. Il BLS è stato penalizzato da tagli di budget e licenziamenti che lo hanno costretto a modificare le modalità di raccolta dei dati. Il report PPI di luglio è stato il primo dopo che l’ufficio ha eliminato circa 350 categorie dal conteggio esaustivo dei costi di input, una mossa che potrebbe influenzare la granularità e la precisione delle future rilevazioni sui prezzi alla produzione.